A SCIASCIA PIACEVA: SERGIO E’ INFLESSIBILE, TENACE

Alla faccia dei teorici e dei pratici della “rottamazione”

di Valter Vecellio

“In questo momento servirebbe un nuovo Pertini…”. Si consumano le ultime ore di un 2014 tormentato, quando Matteo Renzi confida ai suoi più fidati collaboratori quello che per lui è il candidato ideale per il Colle. Pertini: il vecchio, carismatico leader socialista quando esserlo significava carcere e persecuzione; uno che dice tutto quello che pensa, anche se a volte è meglio limitarsi a pensarlo, quello che scappa di bocca; burbero, un nonno di irresistibile simpatia e con un pessimo carattere, a cui tutto si perdona e si concede…Non sembra proprio un “nuovo Pertini” il nuovo inquilino del Quirinale. Secondo Guido Bodrato, democristiano della prima Repubblica che conosce molto bene Mattarella, lo stima e gli è amico, “non è un presidezialista…Se è vero che Renzi ha preferito Mattarella a Prodi, è perché Prodi, da ex premier, come capo dello Stato avrebbe sicuramente invaso l’area del presidente del Consiglio, cosa che Mattarella non farà”.

Un po’ tutti riconoscono che il neo-Presidente è una “brava persona”; lo riconosce perfino il condirettore del “Fatto quotidiano” Marco Travaglio, sia pure con una coda velenosa: “…non è proprio ‘simbolo della legalità’ per comportamenti, frequentazioni e parentele. Piuttosto è l’ennesimo coniglio bianco in campo bianco…”. La presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi però si “commuove fino alle lacrime”, valuta come “eccellente” la scelta di Mattarella: “in grado di portare solidità istituzionale, moralità, sobrietà, grande equilibrio e fermezza”.

Un’elezione di cui molti rivendicano il merito: Pier Ferdinando Casini rivela di averci lavorato da tempo; Giuseppe Fioroni, ex democristiano e ora esponente del Partito Democratico ne avrebbe lanciato l’idea nel corso di una cena; e poi l’ex segretario del Partito Popolare Pierluigi Castagnetti, il ministro Dario Franceschini…E fermiamoci qui, che l’elenco sarebbe troppo lungo, a volerlo fare completo. L’effetto bandwagon non è esclusiva degli Stati Uniti, e al solito sono tanti i padri del vincitore.

Che presidente sarà Mattarella? Ha ragione l’amico Bodrato, secondo il quale il neo-presidente ricalcherà le orme di Luigi Einaudi, in quanto discrezione? Magari! Meglio comunque non avventurarci in previsioni. Chi più chi meno, un pò tutti i presidenti sono stati “presidenzialisti”, anche Einaudi, che si faceva sentire, eccome, con i suoi articoli “ispirati” sul “Corriere della Sera”. Indubbiamente ognuno ha il suo stile, quello di Mattarella, a osservarne il “fare” di questi anni, sembra molto simile a quello di quei siciliani molto amati da Leonardo Sciascia: siciliani “…che parlano poco, non si agitano, si rodono dentro e soffrono…che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli”, persone che hanno bisogno “di essere conosciute ed amate in ciò che tacciono, nelle parole che nutrono nel cuore e non dicono…”.  Così fosse, Mattarella sarebbe un buon presidente; ma come ci insegna “l’Odissea”, il futuro è nelle ginocchia di Zeus.

La verità, indicibile, ma non per questo meno vera, è che anche questa elezione si è svolta nell’ambito e nella cornice della (s)partitocrazia che domina e opprime questo paese: i cosiddetti “Grandi Elettori” ridotti a meri esecutori di decisioni adottate e contrattate da un ristretto sinedrio, in omaggio a logiche e interessi no dichiarati per quanto facilmente intuibili, senza neppure fingere ormai più uno straccio di dibattito e di confronto come poteva accadere in passato. Maggioranza e opposizione si comportano ormai palesemente come i proverbiali ladri di Pisa, che sfoderano i coltelli solo per spartirsi con più agio il bottino razziato. Ma di questo non si può far colpa Mattarella.
E’ paradossale: un ottimo presidente come è stato Giorgio Napolitano (classe 1925), viene sostituito al Quirinale da Mattarella (classe 1941), e le analisi più lucide delle dinamiche, e delle “logiche” di questo avvicendamento vengono da Rino Formica (classe 1927), e da Marco Pannella (classe 1930). Questo alla faccia dei teorici e dei pratici della “rottamazione”.

sciascia
Leonardo Sciascia

Ci dice Formica che nelle votazioni di queste ore c’è qualcosa che ricorda il rito pre-funerario, e che chi lo racconta no si rende conto che “la realtà sta evolvendo. Renzi e tutto il sistema politico erano davanti a un bivio: affidarsi a una personalità come Prodi o come Amato, gli ultimi due che avrebbero potuto garantire una autoriforma del sistema”. Si è invece scelto Mattarella, “persona perbene, con un costume monacale, che ha vissuto una drammatica vicenda famigliare ed è dotato di dottrina costituzionale; ma che può essere l’ultimo presidente della Repubblica che abbiamo conosciuto, potrebbe essere un presidente provvisorio, che prima o poi darà le chiavi a un presidente dotato di altri poteri…”. E questa è un’allarmata, preoccupata analisi della situazione di regime che si patisce, un “all’erta” circa l’ulteriore involuzione di quel maelstrom che da sessant’anni sembra tutto ingoiare.
Pannella, ascoltato da “Radio Radicale” dice: “Dio ce l’ha mandata buona. Ho l’impressione che come è accaduto al di là del Tevere, qui forse possiamo festeggiare una scelta, un paese, una persona”. Un’apertura di credito; prudente  ma forse ancora una volta pre/veggente apertura, quella di Pannella, che si augura che Mattarella percorra la stessa strada di Napolitano per quel che riguarda la giustizia, il diritto, le carceri; e come Napolitano e faccia un suo connotato: istituzionale, politico, umano.
Il quotidiano francese “Le Figarò” di Mattarella scrive che “le nouveau président de la République incarne le destin de cette Sicile douloureuse et tragique, faisant front au crime”. E fin qui, è quello che si può leggere un po’ ovunque. Poi ci ricorda: “L’écrivain Leonardo Sciascia, un intime de la famille, l’a décrit comme ‘tenace, inflexible, capable de supporter d’énormes quantités de douleur et de sacrifices’”.
Sciascia nei suoi giudizi non era avventato, tutt’altro: e dunque quel “tenace, inflessibile, capace di sopportare carichi enormi di dolore e sacrifici”; persona di “tenace concetto”, potremmo dire. Come i dolenti, mai illusi ma anche mai rassegnati personaggi e protagonisti delle sue storie. Chissà: una volta tanto, e suo malgrado, senza rendersene conto, è possibile che Renzi abbia fatto, con modi sbagliati, la cosa giusta.

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