Archivi tag: governo Renzi

Una coalizione sociale per abolire la miseria

Perché Landini non può fare una coalizione sociale e lottare politicamente contro i disastri sociali che la politica combina? Qualcuno vorrebbe liquidare il tutto con una battuta: “non gli riesce di fare bene il sindacalista e vuole scendere in politica”, dicono. 

di Giuseppe Candido (@ilCandido) Continua la lettura di Una coalizione sociale per abolire la miseria

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#LaBuonaScuola … che non vorrei

di Giuseppe Candido

Con lo slogan “professori scelti dei presidi” e “soldi a chi merita”, durante il Consiglio dei Ministri giovedì 12 marzo e relativa conferenza stampa, “la buona scuola” di Renzi ha finalmente visto la “luce” in un disegno di legge. Dopo aver posto in consultazione online un documento di 136 pagine per oltre due mesi, e dopo aver rinunciato a varare la riforma per decreto legge con procedura d’urgenza, adesso il disegno di legge varato dal Consiglio dei Ministri che dovrà essere approvato in Parlamento, è di sole ventidue pagine. E il grande piano d’assunzioni passa da 148.100 precari a poco più di 100mila. Nella conferenza stampa il premier – da grande comunicatore – l’ha definito “una rivoluzione culturale”. Continua la lettura di #LaBuonaScuola … che non vorrei

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#Scuola, dal decreto al disegno di legge. Ecco il perché 

Qualcuno ha capito perché Renzi, lunedì 2 marzo, dopo aver detto alle 18 che per il decreto legge sulla scuola era tutto apposto, che tutto filava liscio, neanche tre ore dopo, alle 20:45, ha fatto sapere che la riforma della scuola non si sarebbe fatta per decreto d’urgenza ma si sarebbe seguito l’iter parlamentare del disegno di legge? In soldoni: Qualcuno ha capito perché, all’ultimo momento, sia saltata la riforma della “Buona Scuola”? O vogliamo davvero dirci che Renzi si sia ravveduto tutto d’un colpo?

Pubblicato su Cronache del Garantista il 6 marzo 2015 Continua la lettura di #Scuola, dal decreto al disegno di legge. Ecco il perché 

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#Scuola, Di Meglio (@GildaInsegnanti): chiedo intervento che eviti atto di prepotenza

Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica,

Si fanno sempre più insistenti le voci circa l’intenzione del Governo di varare un corposo decreto legge, nel Consiglio dei Ministri di martedì prossimo (3 marzo, ndr), con il quale non solo si provvederebbe alla stabilizzazione dei docenti precari, ma si interverrebbe sullo stato giuridico e contrattuale degli insegnanti e sull’amministrazione delle scuole.

L’articolo 77 della Costituzione è molto chiaro, riservando i decreti del Governo a “casi straordinari di necessità e urgenza”: sicuramente regolamentare la carriera degli insegnanti, la loro retribuzione e il loro stato giuridico non può rientrare nella previsione di necessità e urgenza.

Le chiedo, pertanto, un urgente intervento che eviti questo atto di prepotenza sugli insegnanti e sulle Istituzioni parlamentari.

1 marzo 2015

firmato

Rino Di Meglio Continua la lettura di #Scuola, Di Meglio (@GildaInsegnanti): chiedo intervento che eviti atto di prepotenza

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#Scuola: come l’assunzione di 140mila #precari diventa problema

Lunedì 16 febbraio sul Corriere della Sera la giornalista Gianna Dragonara spiega ai suoi 15 lettori che “l’idea di adottare una <<terapia d’urto>> Per chiudere definitivamente le graduatorie ad esaurimento (GAE, n.d.r.) è <<comprensibile>>, ma <<assumere tutti e subito di circa 140.000 precari avrà effetti molto negativi sulla scuola italiana abbassandone la qualità e ostacolandone il rinnovamento per molti anni avvenire>>”.
Il doppio virgolettato è necessario perché, per dare questa sua “sentenza”, la giornalista cita le parole di Andrea Gavosto, che definisce un “grido d’allarme” e che, nientemeno, stanno contenute in un documento della Fondazione Agnelli di cui Gavosto è presidente e che – come ci tiene a ricordare la Fragonara – “da anni studia il sistema scolastico italiano”.

di Giuseppe Candido. Continua la lettura di #Scuola: come l’assunzione di 140mila #precari diventa problema

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Contro #LaBuonaScuola di #Renzi, manifestazione nazionale @GildaInsegnanti

… E di tutti i lavoratori del comparto scuola di buona volontà.

La federazione Gilda-Unams, organizzazione sindacale del comparto scuola riunita a Roma nei suoi vertici nazionali lo scorso 29 ottobre, ha indetto per il prossimo 23 novembre anziché uno sciopero, una manifestazione nazionale a Firenze. La speranza è riuscire ad organizzare una grande manifestazione dei docenti e dei lavoratori della scuola, proprio dopo il termine delle consultazioni volute dal Governo sul documento la buona scuola.

Il corteo partirà da Piazza Cavalleggeri per arrivare sino a Piazza Ognissanti dove, a conclusione della manifestazione, ci saranno gli interventi degli oratori.

Nel documento ufficiale diramato dal coordinatore nazionale Rino Di Meglio a tutti i coordinatori provinciali si legge che ‘la scelta della data viene a cadere la settimana successiva alla fine della consultazione del Miur e di domenica, per permettere a tutti coloro che vorranno partecipare di esserci‘.

<<L’intenzionesi legge nel documento – è di tenere la manifestazione nella città simbolo della politica renziana, che è anche culla della cultura italiana; là dove è partita la sua corsa alla segreteria del Pd e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo modo si vuole sottolineare l’opposizione della Gilda al progetto #LaBuonaScuola>>.

Al seguente link è possibile scaricare il documento di convocazione della manifestazione di Firenze

Sullo stesso argomento.

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La buona scuola e la pessima politica

di Giuseppe Candido
Articolo pubblicato il 13/09/2014 su Le Cronache del Garantista a pag. 22 col titolo:
C’è solo un modo per rilanciare la scuola: investire di più

Prima, nei i mesi di calura estiva, qualcuno ipotizzava di portare l’orario di lavoro dei prof a 36 ore la settimana. Come gli impiegati. Poi sarà stato ricordato a Renzi cosa aveva scritto più di un secolo fa Einaudi. L’aumento del l’orario “Può sembrare ragionevole solo ai burocrati che passano 7 od 8 ore del giorno in ufficio”. Aggiungendo che: “La merce «fiato» perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità”.
Le 36 ore a settimana per i prof, per fortuna, sono scomparse. Come pure si è capito che i docenti italiani con 200 giornate di scuola all’anno non hanno più ferie e non lavorano meno dei loro omologhi tedeschi (198 giorni) e, in generale, dei colleghi europei. Ma l’idea di riformare la scuola senza metterci neanche un euro, anzi continuando a tagliare, è rimasta tale e quale. Tale e quale a quella dei governi dell’ultimo ventennio.
Addirittura il governo di Matteo Renzi pensa ora di mettere persino la ‘pagella’ per professori e, abolendo gli scatti triennali, di legare la progressione di carriera dei docenti al merito e non più all’anzianità. In pratica trasformando un attuale diritto minimo di tutti in un privilegio misero di alcuni. Nell’ultimo rapporto l’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ci dice però che la scuola italiana migliora nonostante i tagli fatti in questi decenni che hanno portato la pubblica istruzione italiana ad essere la cenerentola d’Europa. Il rapporto diffuso lo scorso 9 settembre conferma, ancora una volta, il calo degli investimenti del ‘Bel Paese’ nel settore scolastico.
Il governo Renzi, invece di cambiare verso e invertire questa tendenza, pensa ad ulteriori tagli: abolizione degli scatti stipendiali dei prof (già di per se miseri ristretto a quella dei colleghi europei) legando gli aumenti di stipendio a un non ben specificato merito senza però aver definito con i rappresentanti della categoria alcun sistema scientifico in grado di individuare davvero le eccellenze.
Invece è proprio il merito dei docenti (e tutti) se, come scrive l’OCSE, in Italia “migliora la qualità dell’istruzione di base” nonostante i poderosi tagli.
Tra il 2003 e il 2012 è diminuita la percentuale dei quindicenni che ottengono ai test di matematica un punteggio basso e sono aumentati i più bravi. Mentre, sempre nello stesso rapporto OCSE, si legge che “tra il 2008 e il 2012 le buste paga dei docenti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, sono diminuite mediamente del 2%”. E lo abbiamo ricordato più volte: Gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di I grado raggiungono, in media nei Paesi OCSE, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo appena 24 anni di servizio, mentre in Italia sono necessari 35. E mentre nei paesi OCSE, tra il 2000 e il 2009, gli stipendi degli insegnanti sono aumentati del 7%, in termini di potere d’acquisto, in Italia sono invece diminuiti del 2%; e a ciò si aggiunga il successivo blocco degli scatti d’anzianità. Negli ultimi 4 anni gli insegnanti italiani – in media – hanno perso oltre 8mila euro del loro potere d’acquisto. Sono diventati i nuovi poveri.
Come pure abbiamo già ricordato che, sono sempre i dati rilevati nel 2011 dall’OCSE, a dirci che solo nel 2008, l’Italia ha speso il 4,8% del PIL per l’istruzione (posizionandosi così al 29 posto di 34 Paesi), investendo in istruzione quasi un punto e mezzo percentuale di PIL in meno rispetto alla media dei paesi OCSE.
Dati questi che da soli spiegano e danno forza alla battaglia dei docenti e sindacati in difesa degli scatti stipendiali in base all’anzianità e che, di fatto, come ricordano i sindacati all’unisono, rappresentano l’unica boccata d’ossigeno per gli stipendi miseri dei docenti italiani.
Se vuole premiare le eccellenze e migliorare davvero l’istruzione il governo dovrebbe cominciare invece a investire in questo settore.
Come ha ricordato ne I Principi di Economia Alfred Marshall, nessun investimento dello stato ritorna in termini di crescita di un Paese come quello nell’istruzione. Si obietterà che non ci sono i soldi e che con questi chiari di luna non è possibile trovare le risorse. Eppure. Non si parla più di evasione fiscale, e non si parla più delle gare per l’assegnazione delle frequenze della tv digitale che, se espletate adeguatamente, avrebbero potuto dare enormi vantaggi economici. Solo investendo nella scuola e nei docenti – ridando loro dignità e risorse – si può fare la buona scuola. Si trovino le risorse per farlo. Altrimenti sono solo chiacchiere. E poi, con tutti i fallimenti della politica delle larghe intese partitocratiche, siamo davvero sicuri che la pagella la si debba dare ai prof in questo Paese?

Post-scriptum
Dopo che abbiamo inviato l’articolo alla redazione de il Garantista, il giorno della sua pubblicazione su carta, con piacere scopriamo che, proprio per opporsi a questa evidente truffa di sostituire gli scatti con aumenti legati al ‘merito’ dati solo a una parte dei prof, i sindacati rappresentativi del comparto (compresa la Federazione GILDA UNAMS di cui chi scrive è dirigente provinciale) ritrovano unità nella lotta e lanciano una petizione da scaricare, firmare e inviare al governo: #SbloccaContratto.

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