Archivi tag: Valter Vecellio

Dalla Noce alla Palmaverde. La “fantastica amicizia” tra Roberto Roversi e Leonardo Sciascia al “tempo dei monti furenti”

 di Valter Vecellio

   La prima lettera è del 10 febbraio del 1953, spedita da Racalmuto, piccolo paese arroccato nel cuore della Sicilia, diretta a Bologna. E’ Leonardo Sciascia che scrive, al poeta-libraio antiquario bolognese Roberto Roversi. L’ultima lettera è di diciannove anni dopo: del 20 novembre 1972, di Roversi.

   Una corrispondenza corposa: 109, le lettere; sei, le cartoline postali; otto quelle illustrate, più un telegramma, da parte di Sciascia; 84 lettere, due cartoline postali, trenta cartoline, quelle inviate da Roversi. Continua la lettura di Dalla Noce alla Palmaverde. La “fantastica amicizia” tra Roberto Roversi e Leonardo Sciascia al “tempo dei monti furenti”

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Immagina… Se Renzi avesse respinto le dimissioni di Lupi

Di Valter Vecellio 
 
Immagina, caro lettore, che il presidente del Consiglio Matteo Renzi, certo, dopo essersi consultato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, respinga le dimissioni offerte dal ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi.

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L’ALLARME DI FRONTEX

di Valter Vecellio

Servizio TG2 andato in onda nell’edizione serale delle 20:30 il 6 marzo

Cinquecentomila, ma forse un milione di migranti che potrebbero riversarsi nei paesi europei; e sono in attesa di un qualsiasi imbarco sulle coste della Libia. L’allarme viene da Frontex, l’agenzia che ha il compito di gestire la cooperazione internazionale alle frontiere esterne dei paesi dell’Unione Europea. Il direttore Fabrice Leggeri sostiene che il 2015 ci vedrà impegnati in una situazione perfino più difficile e delicata dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle. Aumenteranno i viaggi della disperazione, aumenteranno gli sbarchi, sempre più morti, sempre più migranti cercheranno scampo nel nostro e in altri paesi europei. Una ulteriore recrudescenza del fenomeno che per essere fronteggiata richiede ulteriori risorse sia economiche che umane.

Che migliaia di profughi aspettino l’occasione buona per lasciare le coste africane dove si sono ammassati per lasciare i loro paesi sconvolti da guerre e faide fratricide, non è una novità; e neppure è una novità che questo cinico traffico di esseri umani sempre pià sia gestito da organizzazioni terroristiche islamiche, che anche in questo modo si finanzierebbero. Da Riga, in Lettonia, dove partecipa al Consiglio informale dell’Unione europea, il ministro degli esteri italiano Gentiloni non smentisce i rischi e la gravità della situazione, ma al tempo stesso invita alla cautela:

(Sonoro Ministro GentiloniServ. n°4 del tg2 del 6 marzo delle 20.30

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A SCIASCIA PIACEVA: SERGIO E’ INFLESSIBILE, TENACE

Alla faccia dei teorici e dei pratici della “rottamazione”

di Valter Vecellio

“In questo momento servirebbe un nuovo Pertini…”. Si consumano le ultime ore di un 2014 tormentato, quando Matteo Renzi confida ai suoi più fidati collaboratori quello che per lui è il candidato ideale per il Colle. Pertini: il vecchio, carismatico leader socialista quando esserlo significava carcere e persecuzione; uno che dice tutto quello che pensa, anche se a volte è meglio limitarsi a pensarlo, quello che scappa di bocca; burbero, un nonno di irresistibile simpatia e con un pessimo carattere, a cui tutto si perdona e si concede…Non sembra proprio un “nuovo Pertini” il nuovo inquilino del Quirinale. Secondo Guido Bodrato, democristiano della prima Repubblica che conosce molto bene Mattarella, lo stima e gli è amico, “non è un presidezialista…Se è vero che Renzi ha preferito Mattarella a Prodi, è perché Prodi, da ex premier, come capo dello Stato avrebbe sicuramente invaso l’area del presidente del Consiglio, cosa che Mattarella non farà”. Continua la lettura di A SCIASCIA PIACEVA: SERGIO E’ INFLESSIBILE, TENACE

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LA BIBLIOTECA EBRAICA SCOMPARSA

I nazisti non si limitano a una spietata caccia all’ebreo

di Valter Vecellio (*)

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Immagine di repertorio Shoah

E’ una ferita che sanguina ancora: il 16 ottobre del 1943 la comunità ebraica di Roma, la più antica d’Europa, patisce un atroce rastrellamento: 1.259 deportati nei campi di sterminio. Tornano in 16, una sola donna; nessun bambino. Continua la lettura di LA BIBLIOTECA EBRAICA SCOMPARSA

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GIULIA MASSARI, IL RICORDO DEL PARTITO RADICALE

Dichiarazione di Marco Pannella, Maurizio Turco, Valter Vecellio:

Con la morte di Giulia Massari i radicali perdono una compagna, un’amica di sempre, che da sempre sosteneva le iniziative e le battaglie per i diritti civili ed umani che nel corso di questi sessant’anni si sono portate avanti. Formatasi alla irripetibile scuola giornalistica del “Mondo” di Mario Pannunzio, Giulia Massari è stata radicale di quel Partito Radicale che aveva come simbolo la donna con il berretto frigio, ma lo è stata per anni, ininterrottamente, anche nella successiva fase, di rilancio del Partito Radicale, testimone e insieme discreta partecipe di quella grande stagione di progresso e civiltà che ha visto i radicali promotori e animatori.

Non c’è praticamente stata battaglia o iniziativa politica radicale che non abbia visto Giulia schierata con generosità e impegno, si trattasse della lotta per il diritto dei radicali a essere conosciuti e giudicati, alle campagne per “Emma for President”, per la moratoria della pena di morte alla campagna internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Un impegno testimoniato dalla puntuale iscrizione, anno dopo anno al Partito e ai suoi soggetti costituenti. Ciao, Giulia. Chi ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscerla, sa che aveva un grande culto, quello della libertà. Non dimenticheremo il tuo impegno, la tua onestà intellettuale, la tua coerenza e il tuo rigore sono per noi un esempio e uno sprone per continuare in quello che abbiamo creduto e crediamo.

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Il Primo Presidente della Cassazione da’ ragione ai #Radicali

di Valter Vecellio

Valter Vecellio
Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali

Il Primo Presidente della Corte di Cassazione aprendo l’Anno Giudiziario 2015 ha dovuto riconoscere che i richiami e gli inviti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Governo, al Parlamento e alla classe politica, circa l’urgenza e la centralità della questione Giustizia, sono rimasti inascoltati; e si tratta comunque di richiami fondati, giustificati, l’esatta diagnosi e denuncia della situazione, gravissima, in cui il Paese si dibatte e sprofonda: la conferma di quanto, da anni, i radicali, Marco Pannella e Rita Bernardini, per primi sostengono e propongono, inascoltati. Magra consolazione, ma anche incoraggiamento a insistere e non mollare.

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@MarcoPannella Senatore a vita? Apriamo il dibattito

Lo scorso 5 dicembre, dalle pagine del Garantista, l’ex Presidnete della Camera, On.le Fausto Bertinotti, chiedeva al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di nominare Marco Pannella Senatore a vita.

di Giuseppe Candido

Tra le motivazioni addotte da Bertinotti c’era il fatto che, in un periodo di crisi della democrazia e della politica com’é quello che viviamo non solo in Italia, sarebbe assai utile indicare buoni “esempi”, “esempi di un passato glorioso” che permettano di mostrare che, almeno nel recente passato, la politica “non è stata sempre così misera”.

Marco Pannella ha attraversato, camminando per i suoi sentieri, – scriveva Bertinotti – l’intero dopoguerra italiano. Ha vissuto il tempo delle grandi culture politiche. (…) E’ stato un protagonista tra i protagonisti dell’Italia politica uscita dalla Costituzione repubblicana e segnata da grandi e dure lotte: lotte di classe, lotte politiche e di civiltà. Di quella storia, Marco Pannella è rimasto uno dei pochi a vivere l’attuale (e così diversa) stagione sempre da protagonista. Come recita il motto riferito a Radio Radicale – ”dentro ma fuori dal palazzo” –, Pannella vive una politica in cui la strada vale almeno quanto le aule del palazzo. Ha privilegiato e privilegia l’essere sull’avere. Non cerca il potere. E alla sua età fa riprendere nel Satyagraha uno sciopero della fame per una nobile quanto difficile battaglia per il diritto e la legalità”. 

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Cronache del Garantista: la lettera di Fausto Bertinotti e l’articolo di Valter Vecellio

Per ricordare “la storia di Marco” faceva da spalla alla lettera di Bertinotti l’articolo di Valter Vecellio col titolo: Per Sciascia, era l’unico ad avere il senso del diritto. Ma per raccontare la storia di un politico di razza come Giacinto Marco Pannella (classe 1930) non può essere sufficiente ricordare – come meritoriamente faceva Vecellio – ciò che sulla prima pagina del Corriere della Sera scriveva il poeta premio Nobel Eugenio Montale: «Dove il potere nega, in forme palesi, ma anche con mezzi occulti, la vera libertà, spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrei Sacharov e Marco Pannella che seguono la posizione spirituale più difficile che una vittima possa assumere di fronte al suo oppressore: il rifiuto passivo. Soli e inermi, essi parlano anche per noi». 

Prosecuzione lettera (sx) e articolo (dx) pubblicati sulle Cronache del Garantista del 5 dicembre 2014
Prosecuzione lettera (sx) e articolo (dx) pubblicati sulle Cronache del Garantista del 5 dicembre 2014

E può non esser sufficiente ricordare quello che Leonardo Sciascia, solo sul giornale spagnolo El Pais, potè pubblicare: «Pannella è il solo uomo politico italiano che costantemente dimostri di avere il senso del diritto, della legge, della giustizia. Ce ne saranno altri, ma senza volto e senza voce, immersi e sommersi in partiti la cui sensibilità ai problemi del diritto soltanto si manifesta quando qualche mandato di cattura raggiunge uomini del loro apparato: per il resto se ne stanno in silenzio…».

Per aprire un dibattito su Pannella Senatore a vita, alla cui proposta mi associo, sarebbe necessario raccontare altro ancora e, specialmente se si vuole raggiungere i giovani disaffezionati dalla miseria odierna della politica, bisognerebbe farlo andare in televisione, non dico quanto Matteo Salvini, non sia mai, ma almeno farlo conoscere e riconoscere. I giovani possono oggi sapere di battaglie di tale portata e valore solo attraverso Radio Radicale, la radio che “è dentro ma fuori dal Palazzo” e che Marco ha letteralmente “inventato” nel 1976.  Dalla TV, anche da quella di Stato, Pannella è completamente escluso, fatto fuori politicamente; escluso da qualsiasi dibattito, anche quando questi riguardano temi “Radicali”, come la riforma della giustizia, l’articolo 18, eccetera. E si sa che se non vai in televisione, in politica non ottieni neanche il consenso per essere eletto e avere parlamentari.

Per far conoscere un politico “irregolare” ma nobile come Giacinto Marco Pannella ai giovani bisognerebbe spiegare loro che è proprio grazie a Pannella se, il 15 dicembre del 1972, il Parlamento di questo Paese approvò una legge sull’obiezione di coscienza; e bisognerebbe spiegare che ciò avvenne grazie solo a una lotta nonviolenta inziata da Pannella e dai Radicali nel lontano 1966, quando Andrea e Lorenzo Strik Livres, allora due giovani militanti del partito della nonviolenza e della disobbedienza civile, furono arrestati perché distribuvano un volantino antimilitarista. Ai ragazzi di oggi, per spiegare la nobiltà della politica di un irregolare come Pannella, andrebbe spiegato che quella legge arrivò solo dopo “un lungo sciopero della fame a oltranza di Pannella e dell’allora radicale e credente, Alberto Gardin, interrotto nel momento in cui l’allora presidente della Camera, Sandro Pertini, assicura che la questione sarà posta rapidamente all’ordine del giorno”. E bisognerebbe raccontare loro delle “marce antimilitariste” fatte tra gli anni ’60 e ’70 nelle regioni del nord Italia e quelle fatte in Francia e in Spagna, con un’impostazione sempre transnazionale e transpartita del problema. Di ogni problema. 

Bisognerebbe spiegare come si ottenne l’incredibile vittoria sul referendum del divorzio voluto dalle forze “clericali” per tentare di abrogare la legge Fortuna Baslini; e per far conoscere Pannella bisognerebbe ricordare le sue battaglie – alcune ancora in corso – per “il diritto alla libera sessualità”, quelle per la “legalizzazione dell’aborto” per sconfiggere quello clandestino e di massa fatto dalle mammane o in una clinica privata all’estero, per chi se lo poteva permettere. Bisognerebbe ricordare le battaglie contro il proibizionismo e quelle per la legalizzazione delle droghe, anche se qualcuno, quando ci si riferisce, ancora parla di “liberalizzazione”. Marco Pannella ci tiene a specificarlo ogni dove sillabando: le-ga-li-zza-re, non liberalizzare. Che vuol dire sottrarre alle criminalità organizzate profitti enormi che poi, abilmente, sono reinvestiti nella economia legale che, perciò, ne diventa “drogata”. Oggi è l’ONU stessa, con la sua commissione per la guerra alle droghe, a scrivere che il proibizionismo ha fallito e che la guerra alla droga deve essere radicalmente ripensata dai Paesi membri. 

Oggi Papa Francesco dice le stesse cose sulla tortura che Pannella dice ormai da anni. Può esistere la tortura anche nelle carceri di massima sicurezza o nei regimi speciali di detenzione. Ed è tortura lo stesso ergastolo che Pannella da anni vuole abolire coi referendum in Italia e che il Pontefice ha abolito in un giorno per il Vaticano, introducendo il reato di tortura che Pannella sostiene per l’Italia in questi giorni col Satyagraha. Ma non è la prima volta che l’anticlericale Pannella va d’accordo con le idee dei Pontefici, o viceversa. Ai ragazzi e alle ragazze di oggi (e anche a quegli editorialisti che parlano di conversione di Pannella) bisognerebbe spiegare la nobiltà della politica, ricordando che proprio a Marco Pannella si deve “l’intuizione e l’introduzione della lotta allo sterminio per fame nel mondo, «come grande questione nazionale e internazionale, e per il raggiungimento di concreti risultati»”. E come, dalla “Marcia di Pasqua” del ’79, dopo che il Parlamento italiano si era autoconvocato in seduta straordinaria, si arrivò, nel settembre dello stesso anno, ad avere Papa Giovanni Paolo II che, anche lui esplicitamente, si pronuncia contro quella che definì “l’intollerabilità dell’esistenza di un’area della fame e un’area della sazietà”; e che, nel giugno del ’81, ben 54 premi Nobel (che poi diventeranno oltre un centinaio) lanciano un “Manifesto-appello” che – di fatto – gettò “le basi morali, teoriche e politiche della lotta alla fame”. E ai giovani che oggi vorrebbero ridurre gli armamenti non solo dell’Italia, bisognerebbe raccontare che fu proprio grazie alla “incrollabile tenacia” della lotta nonviolenta di Marco Pannella e a una petizione indirizzata al Presidente delle Repubblica sottoscritta da 1.200 sindaci, che si ebbe la pronuncia ufficiale dell’allora Capo dello Stato, Sandro Pertini, che affermò il suo famoso: “Svuotare gli arsenali e riempire i granai”. A iniziare dalla primavera del ’79 gli scioperi della fame di Pannella, alternati a scioperi anche della sete, ripetutamente condotti nel corso del 1983, non si contano: e per la prima volta furono fatti i “digiuni collettivi” e fu introdotto – in Occidente – la “pratica del Satyagraha” di Gandhi. Pratica che vediamo ancora in corso per la battaglia sulla giustizia e sulle carceri. E che dire della lotta per introdurre il diritto alla conoscenza come diritto umano assieme al dibattito, sollevato a livello internazionale, sulla guerra in Iraq e sulle “ragion di Stato” che, sempre di più, annientano lo “Stato di diritto” e che allora portarono Bush e Blair a scegliere la guerra contro l’ormai possibile esilio di Saddam? Ai ragazzi di oggi bisognerebbe raccontare tutte le battaglie condotte negli anni da Pannella, con la sua “incrollabile tenacia” che pure il Presidente Napolitano gli riconosce, per una “giustizia senza privilegi, responsabile e uguale per tutti”, e tutta la vicenda di Enzo Tortora. E bisognerebbe dire ai giovani che se oggi c’è un Tribunale Penale Internazionale, quello dell’Ahia, che giudica i crimini di guerra e se l’ONU ha adottato, con maggioranze via via crescenti negli anni, sia la moratoria universale delle esecuzioni capitali sia quella contro le mutilazioni genitali femmini, lo si deve all’impegno Transnasionale del Partito Nonviolento e delle sue organizzazioni Nessuno Tocchi Caino e Non c’è Pace senza Giustizia; un partito, come qualcuno dice, “ fatto a sua immagine e somiglianza” ma che ha prodotto classe dirigente come Emma Bonino e che è stato ed è tuttora capace di smuovere le coscenze non solo nel nostro Paese. Fa battaglie che anche Papa Francesco gli raccomanda di avere coraggio e a non dismettere.

Prima del volume di Valter Vecellio Rubbettino editore

Oggi, però, è escluso sistematicamente agli tialiani di poterlo vedere, ascoltare e giudicare, e l’unico modo che ha un giovane (e un meno giovane) di conoscere questi esempi di un’altra politica, queste vicende di un politico come Giacinto Marco Pannella, resta quella di leggere il bel libro scritto da Valter Vecellio: Biofrafia di un irregolare (Rubettino edizioni, 2010, p.286). Un libro che consiglio a tutti di leggere; ma il problema è che i libri, ormai, li leggiamo in pochi. Ma la responsabilità della mancata conoscenza è tutta dei media televisivi – specie quando pubblici – che impediscono di “conoscere per deliberare” e delle loro trasmissioni d’approfondimento che approfondiscono tutto il peggio, anche della politica. Ecco, credo che se si volesse dare davvero un esempio di una politica buona, di una politica nobile, una politica “altra” da quella che la cronaca continuamente ci propone e che alimenta quel sentimento pericoloso dell’antipolitica, la nomina di un Senatore a vita come Marco Pannella da parte del Presidente Giorgio Napolitano significherebbe dare  un “glorioso esempio” di una politica povera perché priva di propri “averi”, ma tutt’altro che misera.

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