per cura di Giuseppe Candido.
Il giornalista riesce a fare un’unica e sola, iniziale, domanda sulle ragioni dell’iniziativa nonviolenta. Dopo aver detto: “Buongiorno!”, agli ascoltatori ama anche un po’ a se stesso, al suo sesto giorno di digiuno, Bolognetti esplode:
“Intanto a sostegno degli obiettivi dell’iniziativa nonviolenta di Marco”. Obiettivi che Bolognetti richiama brevemente riferendosi al messaggio diffuso dalla radio.
“Ma c’è anche un’altra questione che è questione” – avverte subito – “sempre di restaurazione della legge e della legalità, in un Paese perso nelle ragion di Stato e che ha smarrito anche nei meandri regionali lo Stato di Diritto. Un Paese dove si concretizza quotidianamente, giorno dopo giorno, un attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani, di uno Stato che è “Stato canaglia” sul fronte della Giustizia, così come lo è sul fronte della tutela ambientale e del rispetto del diritto comunitario a presidio della tutela ambientale e della tutela della salute umana (… e con essa di quella delle specie animali e vegetali, ndr)”.
E si spiega meglio. Nel dettaglio Bolognetti diventa tecnico, consapevole, come dice lui, del diritto, dei diritti e della legge.
“E’ uno sciopero della fame oltreché a sostegno dell’azione nonviolenta di Marco, anche su una questione che è quella, in Basilicata, prima del mancato rispetto dell’art. 251 del Codice dell’ambiente (Dec. legislativo n. 152/2006 c..d. T.U. Ambiente, ndr) e adesso del mancato rispetto dell’articolo 189 dello stesso Codice dell’ambiente. La sezione regionale lucana del catasto rifiuti istituita presso l’Arpa Basilicata, di fatto non c’è”.
Poi continua nella spiegazione: “Lo abbiamo scoperto”, dice Bolognetti, “solo perché un paio di mesi fa, avendo chiesto accesso agli atti per ottenere informazioni sui rifiuti speciali e pericolosi prodotti da ENI, ebbene, il direttore dell’Arpa Basilicata, il dott. Aldo Schiassi, ci ha risposto che non è in grado di fornirci le informazioni richieste perché, verrebbe da dire, l’unico funzionario addetto al catasto rifiuti istituito presso l’Arpa Basilicata è andato via con le password e con i documenti. Anzi, cito testualmente la risposta di Schiassi”, dice mentre si mette a leggere: …
«E’ stata inoltre inoltrata un’urgente richiesta formale di rimessione alla scrivente amministrazione della documentazione elaborata e prodotta relativamente agli anni di riferimento».
E prosegue, ed è difficile distinguere ciò che Bolognetti legge da ciò che dice di suo ventre. È fluviale, appunto. Sciopero della fame sì, della parola mai.
“Parliamo di dati” – rimarca – “riguardanti rifiuti speciali e pericolosi prodotti dalle compagnie petrolifere che operano in Basilicata. Il direttore di Arpa Basilicata, a richiesta di accesso agli atti per conoscere queste informazioni, risponde che non è in grado di fornirle perché l’impiegato, traduco la risposta se non fosse già chiara, è andato via con i documenti distaccato in altro ente”.
Ridicolo, paradossale? Macché. Per Bolognetti la risposta avuta, dice,
“è una risposta ‘paranormale’, ma sicuramente una risposta che spinge a dire che siamo difronte a una palese violazione della direttiva 2003/04 CEE avente ad oggetto il diritto di accesso del pubblico all’informazione ambientale, siamo difronte a un’evidente violazione del Regolamento 1367/2006 della Unione Europea, del Parlamento e del Consiglio sull’applicazione della Convenzione di Aarhus, siamo difronte a una palese violazione della stessa Convenzione di Aarhus; e siamo difronte a una palese violazione del decreto legislativo n°33 del 14 marzo 2013 che recita un termine che” – aggiunge – “a me non piace: trasparenza”. Per Maurizio Bolognetti, infatti, “sarebbe più corretto parlare di diritto alla conoscenza”.
E cita il decreto 33/14, quello che definisce in modo prolisso da fare un baffo a Pannella, “la legge, il diritto, le convenzioni comunitarie e il diritto alla conoscenza che non c’è”, e legge il decreto:
«La trasparenza, …» – aggiunge di suo: un “si sturino le recchie quelli della giunta regionale lucana ad iniziare dal Presidente Pittella” – Poi riprende la lettura del decreto: «La trasparenza è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto a una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di un’amministrazione aperta e al servizio del cittadino».
Dopo aver citato il decreto, Bolognetti sottolinea la situazione con parole durissime rivolte ai dirigenti dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente lucana:
“Arpa Basilicata, da troppo tempo, ha tradito la sua missione e non è al servizio del cittadino, e non è un ente a tutela della protezione dell’ambiente, men che meno a tutela della salute umana. E verrebbe da dire la stessa cosa per il Dipartimento Ambiente (della Regine, ndr) che vìola l’articolo 251 del Codice dell’Ambiente da dieci anni, e cioè non c’è l’anagrafe dei siti da Bonificare in Basilicata e, difronte a tutto questo, il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ancora una volta tace”. Su Pittella ironizza un po’ “Ha anche la faccia tosta”, dice Bolognetti, “di scrivere sul suo spazio twitter che chi osa prendere i panni del cittadino dovrebbe prendere una camomilla. Bene, io dico invece al Presidente Pittella che, forse, lui farebbe bene a prendrsi, anzi, a farsi un bel bicchiere di vino, e che forse dovrebbe comprendere, il Presidente Pittella, che se vuole davvero onorare la sua funzione e il mandato degli elettori (in elezioni anti democratiche come quelle lucane del 2013 in cui hanno votato solo il 39% degli aventi diritto) deve operare per garantire il rispetto della legge, del diritto e dei diritti e, oserei dire, anche dell’Istituzione che rappresenta. Purtroppo prendo atto, ahi noi, che l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata, ma come poteva essere diversamente?, è diventato un luogo, un terreno di scontro tra beghe di regime partitocratico e, oserei dire, anche sindacato-cratiche”.
Poi Bolognetti, nel terminare il suo intervento non può far altro che scusarsi con il giornalista, Lanfranco Palazzolo che non gli ha potuto chiedere altro:
“Mi scuso con te”, gli dice, “ma io la chiudo così: non trovo parole migliori per chiudere questo collegamento se non citando la nuda verità di un testo che troviamo sul sito di Radio Radicale, per provare a spiegare perché la nonviolenza, perché il satyagraha, perché lo sciopero della fame: perché noi diamo letteralmente corpo alle nostre convinzioni, noi diamo letteralmente corpo alla legge, alle leggi, perché il potere che le impone esso stesso le applichi e le rispetti”. E rivolto a Pittella e al direttore dell’Arpa Basilicata chiosa: “Trovate il funzionario che avete distaccato presso altro ente, fatevi ridare i documenti, fatevi dare le password, ripristinate il funzionamento del catasto dei rifiuti ai sensi dell’articolo 189 del Codice dell’Ambiente e garantite il sacrosanto diritto di tutti e di ciascuno a poter avere accesso alle informazioni ambientali quali quelle sui rifiuti speciali e pericolosi, in questo caso, prodotti dalle compagnie petrolifere”.
Non c’è dubbio, ha ragione Marco Pannella quando dice che Bolognetti è un esempio di ciò che un Radicale, con la sola “arma” della nonviolenza, può fare sul territorio. E allora dico io: Bah, a me pare che l’anagrafe dei siti da bonificare non ci sia neanche qui in Calabria. Sul sito del Dipartimento dell’Ambiente della Regione c’è un elenco pubblico di 587 siti inquinati a diverso livello di rischio da bonificare. Ma manca ancora sia una disponibilità reale dei dati perché i siti sono inseriti con il nome del Comune e della località ma non sono georeferenziati né riportati su un’apposita carta in modo da poter essere conosciuti dai cittadini, sia l’origine dell’inquinamento rimane sconosciuta nell’elenco come sconosciuta ai cittadini rimane anche l’eventuale stato di avanzamento delle bonifiche.
Come niente si sa, in Calabria, di quei centotrenta agglomerati urbani calabresi coinvolti nella procedura d’infrazione 2014/2059 per violazione della direttiva 91/271 a causa del cattivo trattamento delle acque reflue urbane. E penso che anche in terra di Calabrie, ci sono numerose violazioni del diritto a vivere in un ambiente sano; e ciò avviene, anche qui da noi, per colpa dell’ignavia di una politica che, dal 2012, ha dimenticato di aggiornare il Piano dei Rifiuti condannando i cittadini calabresi alla precarietà dell’emergenza. E ha dimenticato cosa sia lo stato di diritto e il rispetto della legge. E penso che anche qui da noi, in Calabria, potremmo e dovremmo fare una battaglia. Fare di più della pubblicistica. E siccome la legge che prevede il catasto dei rifiuti, soprattutto quelli speciali e pericolosi, è una legge nazionale del 2006 e esplicitamente richiede che il suddetto catasto sia istituto, come sezione regionale, presso tutte le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, mi sono chiesto se, presso l’ArpaCal, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria diretta dalla dott.ssa Sabrina Santagati, ci sia o meno quel famoso catasto dei rifiuti speciali e pericolosi la cui assenza fa incazzare Bolognetti e se, soprattuto, sia concretamente fruibile e consultabile dai cittadini. Anche perché – pure in Calabria – di rifiuti pericolosi ce ne sono: da quelli prodotti quotidianamente dal termo-valorizzatore di Gioia Tauro a tutti quelli che si estraggono dalle bonifiche in corso sino a quelli ancora disseminati sul territorio come a Crotone. Bene, anzi, male. Neanche sul sito dell’ArpaCal si trova una sezione espressamente dedicata al catasto dei rifiuti, né tantomeno di quelli speciali e pericolosi come dovrebbe essere per legge. Dovremo anche noi fare istanza di accesso agli atti e vedere cosa ci rispondono.