Dal tre dicembre, è nuovamente in corso il satyagraha dei Radicali; un satyagraha che vede Marco Pannella e Rita Bernardini impegnati in prima linea con uno sciopero della fame (e, Pannella, anche della sete) per chiedere allo Stato di garantire la salute nelle carceri, di fermare la mattanza dei suicidi che troppo spesso avvengono proprio per mancanza di cure psichiatriche adeguate, e di interrompere il regime del 41bis per Bernardo Provenzano, caso simbolico, che vede l’accanimento dello Stato contro “il mafiooso”; una “tortura democratica” inflitta anche nei confronti di parenti che possono vederlo, ridotto a vegetale, solo attraverso un vetro. Insieme a lui centiania di cittadini, un comitato di detenuti eccetera. Che palle!, si dirà. Ancora uno sciopero della fame di Pannella e di quei matti dei Radicali? E, già. Sono ancora qua. Sono 362 i cittadini “matti” che hanno aderito al satyagraha, oltre a un comitato “amnistia giustizia libertà” dal carcere di Firenze.
Anch’io ho aderito, come ho già detto, a questo satyagraha con un giorno di digiuno alla settimana e, assieme ad altri compagni calabresi che si sono uniti a Marco Pannella, digiuniamo “a staffetta” anche per tentare di aprire, in Calabria, un dialogo per quanto riguarda l’istituzione del garante regionale delle persone private della libertà personali. Quella dei radicali non è mai una protesta, ma una proposta; una proposta di dialogo con le istituzioni affinché rispettino le proprie stesse leggi.
E nel proporre questo dialogo ci facciamo forza della verità e, – dopo il messaggio inviato nell’ottobre del 2013 alle Camere dal Presidente Napolitano – facciamo nostre le parole utilizzate da Papa Francesco nel rivolgersi all’associazione internazionale del diritto penale lo scorso 23 ottobre; parole che solo da Radio Radicale e da Radio Vaticano si sono potute sentire e che, – ad eccezione dei lettori del Garantista che l’ha pubblicato integralmente – a tutti gli altri italiani (o come dice Pannella, “italianofoni” includendo i cittadini non italiani ma che ivi risiedono e ne comprendono la lingua) è letteralmente proibito conoscere. Ne riporto di seguito alcune parti, meritoriamente selezionate dallo storico archivio pontificio di Radio Vaticana, da Riccardo Arena di Radio Radicale e ri-mandate in onda proprio durante le trasmissione Radio Carcere del 16 dicembre, con un Marco Pannella che – dopo averle (ri)ascoltate – gioiosamente gridava: Bravo Papa Francesco! Bravo! Bravo!
“Negli ultimi decenni si è diffusa la convinzione” – ha spiegato il Santo padre in quella che potremmo definire una lectio magistralis – “che attraverso la «pena pubblica» ai possano risolvere i più disparati problemi sociali, come se per le più diverse malattie ci venisse raccomandata la medesima medicina”. (…) “Non si cercano soltanto capri espiatori che paghino con la loro libertà o con la loro vita per tutti quei mali sociali, com’era tipico nelle società primitive? Ma oltre a ciò, talvolta c’è la tendenza a costruire deliberatamente delle minacce. Figure stereotipate che concentrano in se stesse tutte le caratteristiche che la società percepisce o interpreta come minacciose. I meccanismi di formazione di queste immagini sono i medesimi che, a suo tempo, permisero l’espansione delle idee razziste”. (…) “Stando così le cose, il sistema penale va oltre la sua funzione propriamente sanzionatoria e si pone sul terreno delle libertà e dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più vulnerabili. Cè il rischio – ha spiegato ancora Papa Francesco – di non conservare neppure la proporzionalità delle pene, che storicamente riflette la scala dei valori tutelari dello Stato. Si è affievolita la concezione del diritto penale come estrema ratio, come ultimo ricorso alla sanzione limitata ai fatti più gravi (…). Si è anche affievolito il dibattito sulla sostituzione del carcere con altre pene alternative”.
Un dibattito affievolito e dimenticato, in favore del più bieco giustizialismo. E, in un passaggio successivo, proprio sulla tortura, dopo aver ricordato che il Vaticano l’ha introdotta come specifico reato (cosa che non è riuscita ancora all’Italia), Papa Francesco ha poi spiegato come:
“Una forma di tortura è, a volte, quella che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza, come dimostrano gli studi realizzati da diversi organismi in difesa dei diritti umani, la mancanza di stimoli sensoriali, la completa impossibilità di comunicazione e la mancanza di contatti con altri esseri umani, provocano sofferenze psichiche e fisiche come la paranoia, l’ansietà, la depressione e la perdita di peso, e incrementano sensibilmente la tendenza al suicidio. Questo fenomeno delle carceri di massima sicurezza, si verifica anche in altre generi di penitenziari insieme ad altre forme di tortura fisica e psichica, la cui pratica si è diffusa”. Aggiungendo che: “Le torture, ormai, non sono utilizzate come mezzo per ottenere un dato fine, come la confessione o la delazione, pratiche caratteristiche della dottrina della sicurezza nazionale. Ma costituiscono un autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione. In questo modo si tortura non solo in centri clandestini di detenzione o in moderni campi di concentramento, ma anche in carceri, istituti per minori, ospedali spichiatrici, commissariati o altri centri e istituzioni di detenzione e pena”.
Ecco. Quali sono gli obiettivi del satyagraha di Natale di Marco Pannella, Rita Bernardini e di noi Radicali? Guarda un po’: sanità in carcere: garantire le cure ai detenuti; immediata revoca del 41bis a Bernardo Provenzano; introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura; abolizione dell’ergastolo; no alle deportazioni in corso dei detenuti dell’alta sicurezza; diritto alla conoscenza: 1) conoscibilità e costante aggiornamento dei dati riguardanti le carceri 2) conoscibilità dei dati riguardanti i procedimenti penali pendenti; Rendere effettivi i risarcimenti ai detenuti che hanno subito trattamenti inumani e degradanti; abolire la detenzione arbitraria e illegale del 41-bis; nomina immediata del Garante Nazionale dei Detenuti; per gli Stati Generali delle Carceri, preannunciati dal ministro della Giustizia, prevedere la presenza anche dei detenuti.
Non mi pare che siano obiettivi folli, né distanti da ciò che ha ribadito il Papa difronte ai massimi esponenti del diritto penale internazionale. Buon satyagraha di Natale.
Nella melma partitocratica del malaffare che emerge dalle indagini su Mafia Capitale, ultime dopo quelle di Expò e del Mose, c’è un’altra politica. Una politica altra da questa miseria che ci propone la cronaca.
Durante il mese di agosto siamo stati al carcere di Palmi per fare un sit-in a sostegno del Satyagraha di Rita Beranrdini (che era in sciopero della fame dal 30 giugno) e Marco Pannella (in sciopero anche della sete) per chiedere allo stato, di garantire nelle carceri il diritto alla salute, fermare la mattanza dei suicidi che nelle carceri avveniva e ancora avviene anche per la mancanza di cure psichiatriche adeguate, e fermare la tortura del 41 bis inflitta anche a pazienti come Bernardo Provenzano, incapace di intendere e di volere, indipendentemente dalle condizioni di salute. Mentre la direzione nazionale antimafia da’ il suo parere negativo affinché al mafioso Bernardo Provenzano sia tolto dal regime del 41bis, come ricordava Domenico Letizia, segretario dell’associazione Radicale di Caserta “Legalità e Trasparenza”, dal 3 dicembre è nuovamente in corso (in realtà non è mai smesso) il Satyagraha, proposta nonviolenta mossa dall’amore e dalla forza della verità, della segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, di Marco Pannella e decine di altri radicali, tra cui anche chi scrive, con obiettivi ancora più precisi e che dalle pagine del Garantista ben sintetizzava Valter Vecellio: Sanità in carcere: garantire le cure ai detenuti; Immediata revoca del 41bis a Bernardo Provenzano; Introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura; Abolizione dell’ergastolo a sostegno della campagna di Nessuno Tocchi Caino; No alle deportazioni in corso dei detenuti dell’alta sicurezza; Diritto alla conoscenza: 1) conoscibilità e costante aggiornamento dei dati riguardanti le carceri 2) conoscibilità dei dati riguardanti i procedimenti penali pendenti; Rendere effettivi i risarcimenti ai detenuti che hanno subito trattamenti inumani e degradanti; Abolire la detenzione arbitraria e illegale del 41-bis; Nomina immediata del Garante Nazionale dei Detenuti; Per gli Stati Generali delle Carceri, preannunciati dal ministro della Giustizia, prevedere la presenza anche dei detenuti. I Radicali, pochissimi che siamo, ci facciamo però forza dalla verità e cerchiamo di dare, come si dice, “anima e corpo” a una lotta per una giustizia giusta e per un carcere che non violi i diritti umani. Ci facciamo forza di ciò che ha scritto il Presidente Napolitano col suo messaggio alle Camere, e di ciò che ha detto Papa Francesco lo scorso 23 Ottobre all’Associazione Internazionale di diritto penale. E per questo non molliamo.
Chi scrive, militante del partito della nonviolenza che c’ha insegnato a praticare Marco, sin da questa estate, aveva aderito alla mobilitazione e, anche in questa fase di “rilancio” dell’iniziativa, ne sostiene ‘simbolicamente’, ma altrettanto convintamente le motivazioni facendo un giorno alla settimana di digiuno totale (il venerdì digiuno e autoriduco l’insulina perché diabetico); e continuerò a farlo, ad oltranza, fino a quando questa battaglia di civiltà non sarà stata portata, dai grandi media televisivi, alla conoscenza dei cittadini italiani come è giusto che avvenga in una democrazia. Questa è una lotta giusta, cui pure Papa Francesco ha dato coraggio riconoscendo a Pannella il suo impegno verso gli ultimi, dopo quel messaggio, quasi un saggio di diritto, inviato alle Camere da Napolitano secondo Costituzione.
Anche la regione Calabria vede la presenza di 12 strutture penitenziarie, spesso fatiscenti, al collasso, con carenze di organico e dove, come hanno dimostrato le numerose visite ispettive fatte in questi anni con Rita Bernardini, le condizioni spesso rasentano la tortura e il disumano senso. Basti ricordare ciò che, questa estate, l’On.le Enza Bruno Bossio ha scoperto al carcere di Rossano, per capire che – anche in questa regione – sarebbe necessario e urgente istituire il Garante regionale per i diritti delle persone private della libertà. “Una situazione incredibile, drammatica, che” – disse in quell’occasione la deputata del Pd Enza Bruno Bossio uscendo dal carcere di Rossano – “non pensavo esistesse in un carcere italiano”. Invece come quelle ne esistono diverse, e spesso le condizioni inumane sono anche per chi nelle carceri ci lavora e cerca di rendere più giusta la pena. Penso al carcere nuovo di Arghillà a Reggio Calabria dove il 4 settembre abbiamo fatto una visita con Marco Pannella: nonostante la buona volontà della direttrice, e nonostante la ‘capienza regolamentare’ non superata sulla carta, in realtà presentava problemi di sovraffollamento in quanto un intero piano non veniva utilizzato per mancanza di organico.
Per questo, in attesa che sia nominato quello Nazionale, anche dalla Calabria, chiediamo l’aiuto del Garantista, così impegnato sui temi del diritto e della legalità (anche della pena) affinché al neo Presidente della Regione Mario Oliverio arrivi un messaggio semplice e diretto: i Radicali, anche in Calabria, chiedono d’istituire subito il Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà. Richiesta che, contemporaneamente, estendiamo a tutti i Sindaci dei comuni calabresi sede di istituti penitenziari: anche loro possono istituire il Garante come del resto ha già fatto Reggio Calabria.
PS: Ringraziamo le Cronache del Garantista che ha pubblicato l’appello a pagina 20 lunedì 8 dicembre, per la festa dell’Immacolata.
Pubblichiamo dalla newsletter di radicalparty.org una news ambientale Di Massimiliano Iervolino (direzione Radicali Italiani)
@iervolino_m
Il tallio è un elemento chimico altamente tossico utilizzato nel passato per topicidi e insetticidi. L’unico organismo ufficiale che ha preso in considerazione la pericolosità del tallio è stata l’EPA, prevedendone un limite massimo di presenza nelle acque potabili di 2 µg/l. Ebbene, l’11 settembre di quest’anno alcuni docenti dell’Università di Pisa, hanno inviato una lettera agli organi competenti per segnalare la presenza di tallio nelle acque ad uso pubblico distribuite nell’abitato del Comune di Pietrasanta.
Dai campionamenti effettuati, è emerso che le concentrazioni di tallio variano da 1,77 µg/l fino a 10,1 µg/l. A seguito di tale denuncia, il 23 settembre 2014 si è tenuta una riunione alla presenza dei vari organi competenti in materia. Al verbale di questo incontro è stata allegata una tabella di misurazioni prodotta dal Laboratorio di Sanità Pubblica di Lucca, da dove si evince che la presenza di tallio nell’acqua era già nota nel 2011. Sulla base di queste analisi, il sindaco del comune di Pietrasanta, il 3 ottobre 2014 ha emanato un’ordinanza sindacale con cui viene vietato l’utilizzo dell’acqua.
Per questo ho deciso di presentare una denuncia alla Commissione europea per la violazione da parte dell’Italia della direttiva 98/83/CE (art.4 comma 1 lettera a).
La documentazione inviata alla Commissione europea è disponibile al seguente link
Risultati della Conferenza “XX anniversario di Non c’è Pace Senza Giustizia: sfide e opportunità per la Corte Penale Internazionale”
Sabrina Gasparrini
@Sabrins
Pubblichiamo dalla Newsletter n45 di Radicalparty.org
Due punti di ordine generale e tre specifiche raccomandazioni sono emerse dalla Conferenza dello scorso 13 novembre al Senato, cui hanno partecipato rappresentanti degli Stati, della Corte Penale Internazionale, magistrati, avvocati, esperti, parlamentari.
I due punti cruciali con riferimento alla complementarietà e alla cooperazione sono: A) questi due principi cardine devono essere considerati congiuntamente, poiché spesso sono le due facce di una stessa medaglia. Questo è importante specie quando si tratta di traslare lo Statuto di Roma nell’ordinamento interno e di eseguire il lavoro attinente alla giustizia penale internazionale e alla CPI. B) La sensibilizzazione da parte della CPI dei vari attori rilevanti è fondamentale per far funzionare la complementarietà e la cooperazione. Il coinvolgimento delle persone su tali tematiche è importante per promuoverne la comprensione e quindi rafforzarne l’impegno.
In particolare, la Conferenza ha formulato le seguenti raccomandazioni: 1) incoraggiare maggior sostegno per la CPI da parte del Consiglio di Sicurezza delle NU, soprattutto rispetto ai casi ad essa deferiti (attuali o futuri che siano); 2) incoraggiare meccanismi nei rapporti tra Stati, e tra Stati Assemblea degli Stati Parte, per supportare i Paesi nell’adempiere all’obbligo di cooperare con la CPI, che sia in quanto Stati Parte o con riferimento ai casi deferiti dal Consiglio di Sicurezza delle NU; 3) incoraggiare il supporto da parte di vari attori – inclusa la CPI, i governi, la società civile – agli Stati per adempiere all’obbligo di investigare e perseguire i crimini a livello nazionale.
di Giuseppe Candido
Leggo con piacere tra le pagine calabresi delle Cronache del Garantista un’interessante inchiesta di Simona Musco sulla marijuana e sugli effetti del proibizionismo rubricato come ‘canapa, l’oro verde’ e il cui titolo a quattro colonne non lascia dubbi: “Il proibizionismo ingrassa i clan: perché non cambiare?”.
Bella domanda! Anche perché non è certo di oggi, né di ieri l’altro. La proposta di legalizzare i consumi, specialmente quelli riferiti alle droghe leggere, è una proposta ultra trentennale dei Radicali e di Marco Pannella. E parliamo non già di liberalizzazione come qualche incauto giornalista spesso ci attribuisce, ma di legalizzazione che è cosa ben diversa. Non è un fatto di semantica. La droga è già libera di essere acquistata nelle piazze di tutta Italia. E la ‘ndrangheta, con qualche altra criminalità organizzata, festeggiano perché ne sono monopolisti.
La tesi dei Radicali, quella del fallimento del proibizionismo, è una tesi che ha acquistato, negli anni, sempre più numerosi e autorevoli sostenitori, fino ad arrivare, nel 2011, al rapporto della Commissione mondiale per le politiche sulle droghe dell’ONU in cui si parla chiarmente del fallimento del proibizionismo sia nel ridurre i consumi sia nel ridurre i traffici illegali da cui le criminalità organizzate di tutto il mondo traggono ingenti profitti.
“La guerra globale alla droga è fallita,” – scrivono i commissari – “con conseguenze devastanti per gli individui e le società di tutto il mondo”. E si aggiunge: “Cinquanta anni dopo la Convenzione Unica delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti, e a 40 anni da quando il presidente Nixon lanciò la guerra alle droghe del governo americano, sono urgenti e necessarie riforme fondamentali nelle politiche di controllo delle droghe nazionali e mondiali”.
Tutto ciò è ancor più vero per la cannabis i cui usi legali, come pure ricorda l’inchiesta della Musco, sono assai molteplici. Si pensi alla cannabis terapeutica. Nonostante in Italia il ricorso alla marijuana per fini terapeutici sia legale dal 2007, e anche se alcune recenti leggi regionali ne hanno agevolato quest’uso, sono ancora tante le difficoltà che i pazienti hanno a reperire farmaci a base di cannabis. I dati del Ministero della salute parlano chiaro: nel 2013 sono state rilasciate poco più di duecento autorizzazioni all’importazione di medicinali a base di cannabis. Ma poiché ogni paziente è tenuto ad importare il farmaco per un dosaggio non superiore alle necessità di tre mesi di terapia, il dato dei 213 pazienti autorizzati dal Ministero va diviso per quattro. Si capisce che meno di 60 persone sono riuscite a ottenere il farmaco legalmente. Poiché trattasi di migliaia di persone malate, tutti gli altri evidentemente ricorrono al mercato illegale. Ma la cosa davvero esilarante è un’altra: cioè il fatto che, dall’Italia, l’erba la dobbiamo importare a costi stratosferici dall’Olanda. Nella Calabria delle infinite piantagioni sequestrate alla ‘ndrangheta, nella Calabria baciata dal sole dove, se per sbaglio ti fai una canna e ti cade un seme, l’erba cresce su da sola, non troviamo un posticino, un cantuccio, per coltivarla legalmente e venderla ai malati delle Regioni d’Italia? Sarebbe un modo per creare lavoro legale e sottrarre manovalanza alla ‘ndrangheta. No, una cultura proibizionista ormai radicata vuole che la importiamo dall’Olanda anche per fini terapeutici per cui, dal 2007, è legale.
Su questo tema, giustamente sollevato dalla Musco, bisognerebbe che, anche la politica calabrese aprisse, senza tabù, una discussione seria. Un confronto tra ragioni di chi è favorevole alla legalizzazione e di chi, invece, sostiene posizioni proibizioniste intransigenti.
Al fatto che qualcuno sostenga che, anche se si legalizzassero i consumi, le ‘ndrine venderebbero comunque a prezzi più bassi, sarebbe infatti facile rispondere che, non perché ci sono le sigarette di contrabbando si pensa minimamente di proibire la vendita dei tabacchi e che, nonostante faccia certamente più male alla salute l’alcol che la cannabis, nessuno pensa – neanche i proibizionisti più agguerriti alla Giovanardi – di ritornare agli anni ’30 del proibizionismo americano quando, con la vendita degli alcolici diventati illegali, Hal Capone e le sue bande criminali si erano ingrassate di dollari. Proprio come, oggi, il proibizionismo sulle droghe, anche quelle leggere, continua a far ingrossare le casse delle criminalità non solo calabre.
Non è un caso che Saviano, su l’Espresso di un anno fa, parlava chiaramente, anche lui, di fallimento delle politiche proibizioniste sulle droghe che hanno alimentato enormi introiti pure per le camorre campane. Anche lui, però, come la Musco, aveva dimenticato che in Italia un partito antiproibizionista che si batte per la legalizzazione c’è, e si chiama Partito Radicale.
Rita Bernardini, Laura Arconti e Marco Pannella – civilmente disobbedienti a una legge irragionevole che aveva equiparato la cannabis all’eroina e alla coca – hanno portato a termine pubblicamente – annunciandola con video e messaggi dalla radio radicale, una coltivazione di ben 18 piantine di marijuana il cui raccolto sarà gratuitamente ‘ceduto’ a malati che ne hanno diritto come cura. Trattasi – tecnicamente – di associazione per delinquere che, però, non viene arrestata stante la flagranza sia resa pubblica e con l’aggravante dell’associazione. Rita continua a postare su Facebook le foto delle sue piante illegali sperando di trovare ‘un giudice a Berlino’ che intervenga. Se a farlo fossero tre giovani calabresi, si sarebbero mossi persino gli elicotteri. Ma per loro, invece, nessuno fa niente. E i media consapevolmente li ignorano. Perché? Probabilmente perché non se ne vuole parlare pubblicamente, perché si preferisce non affrontare un dibattito cui sarebbero costretti dopo l’arresto di Marco Pannella, Rita e Laura. E forse perché, se mandassero Rita a spiegarlo in televisione romperebbero quel silenzio assordante, creato dai media su tutte le politiche dei Radicali. Mentre l’attualità politica è piena dei temi dell’agenda radicale, di noi non c’è traccia. Ad eccezione del Garantista, che rimane mosca bianca, gli altri giornali e telegiornali nazionali, sia quelli del servizio pubblico radiotelevisivo, sia quelli delle TV private nazionali, hanno una regola sola: vietato far parlare Pannella e i Radicali.
Ma i calabresi – colpa dell’informazione – non lo possono sapere!
Per sostenere il satyagraha di Rita Bernardini, Marco Pannella e Radicali, stamane dalle 9.00 alle 15 siamo stati a Palmi davanti al carcere. Con noi Radicali, presente una delegazione dei Socialisti uniti nelle persone del coordinatore regionale Giampaolo Catanzariti e del coordinatore provinciale Pierpaolo Zavettieri.
Ringraziamo anche Ilaria Valbonesi e il suo compagno di cui colpevolmente non ricordo il nome, radicali di Roma, che pure essendo in Calabria in vacanza, sono venuti da Roccella (stoici). Polemica: Avevamo convocato una conferenza stampa per spiegare le ragioni di questa iniziativa nonviolenta ai calabresi. E del perché, alla politica regionale e locale chiediamo l’istituzione del Garante dei diritti delle persone private della libertà sia regionale (come hanno già fatto 12 regioni di 20) ma non in Calabria dove sono impegnati a prolungare inutilmente una legislatura acefala.
Ma come agli italianofoni non è dato di conoscere la proposta (e non protesta) politica dei Radicali (fatto scientificamente provato dai dati del centro di ascolto radiotelevisivo), così la miseria della calabra informazione, quella che – dicono – “rischia ogni giorno la vita perché scrive contro la ndrangheta”, ha dato buca.
Non una tv locale, non un quotidiano e neanche una agenzia. Tg3 Calabria manco a parlarne. Eppure in terra calabra, un gruppo politico che chiama tortura il regime del 41bis e che chiede rispetto della legge, della costituzione e del diritto internazionale dovrebbe essere una notizia. Invece NADA.
Grazie quindi a Radio Radicale, unico vero servizio pubblico utile all’enaudiano motto del ‘conoscere per deliberare’.
A questo link la sintesi della manifestazione e la conferenza stampa
Un sit in e una conferenza stampa davanti al carcere di Palmi
«Venerdì 8 agosto, come Radicali calabresi, dalle 9.00 alle 15.00, manifesteremo con un sit-in presso la Casa circondariale di Palmi (RC) per sostenere il satyagraha in corso di Marco Pannella e Rita Bernardini, quest’ultima in sciopero della fame dal 30 giugno scorso, assieme a oltre trecento cittadini, per chiedere al governo e al Parlamento di interrompere il massacro delle morti e dei suicidi in carcere, la “tortura democratica” del 41bis perpetrata persino con detenuti dichiarati incapaci di intendere e di volere, e di garantire il diritto alle cure e alla salute nelle carceri.
Per questo, alle 11,00 terremo una conferenza stampa per chiedere alla politica regionale di istituire il garante per i diritti delle persone private della libertà personale anche in Calabria».
È quanto si legge in una nota di Giuseppe Candido, segretario dell’associazione Non Mollare e militante del Partito Radicale Nonviolento.
I radicali chiedono, inoltre, una maggiore informazione su questi temi anche dal servizio radiotelevisivo pubblico regionale.
“Non è più tollerabile, infatti,” – continua Candido nella nota – “la censura operata su questi temi. Solo per fare un esempio, si pensi che dal 7 al 9 luglio l’Italia è stata oggetto di una visita da parte di una delegazione di rappresentanti ONU per i diritti umani guidata dal norvegese Mads Adenas che ha chiesto al nostro Paese misure straordinarie, come soluzioni alternative alla detenzione per eliminare l’eccessivo ricorso alla carcerazione, protezione dei diritti dei migranti, scarcerazione quando gli standard minimi non possono essere rispettati, rispetto delle raccomandazioni ONU del 2008 e quanto statuito nella sentenza Torregiani, adozione delle raccomandazioni come quelle formulate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ottobre del 2013, incluse le proposte di indulto e amnistia. Su tutto ciò la censura è stata totale. A gli italiani non è stato consentito di conoscere tali richiami. Come non è dato conoscere le continue e trentennali battaglie nonviolente che i Radicali portano avanti. In Italia – continua Candido – siamo formalmente contro la pena di morte, ma tolleriamo la morte per pena inumana e degradante. Tolleriamo, cioè, la morte per suicidi di liberazione (24 dall’inizio dell’anno) e la morte per ritardo o mancanza di cure. Dall’inizio dell’anno 82 morti. Sono numeri che dovrebbero far riflettere. Satyagraha,» prosegue ancora Candido, «in indiano significa forza e amore per la verità. Ed è con la forza della verità e con l’arma della nonviolenza che – assieme a Yvonne Raph, Emilio Quintieri, Sabatino Savaglio, parenti dei detenuti e altri militanti del partito della nonviolenza, saremo davanti al carcere di Palmi per dare corpo, anche in Calabria, a questa battaglia di civiltà».
«Sul 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”, vorrei solo ricordare – insiste Candido nello spiegare le ragioni dell’iniziativa – che questo fu introdotto con decreto-legge nel giugno del 1992 poi convertito in legge nell’agosto dello stesso anno, come risposta dello Stato alle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui morirono i due magistrati in prima linea nella lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Dopo la morte del primo fu emanato il decreto legge. E dopo quella di Borsellino il decreto venne poi convertito in legge. Con l’introduzione del 41bis nell’ordinamento penitenziario si consentì al Ministro della giustizia, per sua iniziativa o a richiesta del ministro dell’interno, di sospendere per “gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica” l’applicazione delle regole ordinarie di trattamento nei confronti dei detenuti – per i reati di criminalità organizzata (e non solo) indicati al comma uno dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario: mafia, traffico di droga, sequestro di persona, terrorismo, omicidio, estorsione, rapina e, in teoria, altri ancora e meno gravi se chi li ha commessi si ritiene lo abbia fatto “avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis del codice penale ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo”.
Nel diritto internazionale, con il termine “tortura” – reato non ancora introdotto nei codici nostrani – indica, “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o su una terza persona”.
Noi – in Italia – abbiamo il 41bis, il carcere duro, la “tortura democratica” dalla quale si esce solo da pentiti. Ce lo impone il “conformismo dell’antimafia”.
Per Marco Pannella, invece, “le dure condizioni di detenzione rispondono solo ad una logica di rivalsa e a un primordiale senso di vindice giustizia”. Nel redigere la prefazione al volume “Tortura Democratica”, – inchiesta su “la comunità del 41 bis reale” – di Sergio D’Elia e Maurizio Turco (Marsilio ed., 2002), volume che andrebbe riletto attentamente (e magari ristampato visto che è introvabile), Marco Pannella sottolineava che – a dieci anni dall’introduzione del così detto carcere duro – “Si è risposto con Pianosa e l’Asinara alle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il dolore dei parenti delle vittime contro le vessazioni nei confronti dei detenuti. Questo è stato messo a confronto! Le inutili, meramente afflittive soverchierie dell’articolo 41 bis, provocano soltanto – scriveva Pannella – durezza di comportamenti, irriducibilità, autolegittimazione, rifiuto di ogni dialogo o, peggio, a fronte di gravi maltrattamenti, l’imbarbarimento generale, la pseudo-legittimazione di rivalse mafiose, magari nei confronti di magistrati e poliziotti che cercano di difendere, nella legalità e con la civiltà dei loro comportamenti, la legge e lo Stato. Il “proprio” dello Stato di diritto – ricordava Pannella – è rispondere con la sovranità, sia pure armata, delle regole. Non può “dichiarare guerra” alla criminalità, neppure sotto la guida di un angelo giustiziere come è stato Caselli”.
Oggi l’imbarbarimento è divenuto istituzionale al punto che, mentre l’Europa e l’ONU ci sanzionano per trattamenti inumani e degradanti equivalenti a torture, continuiamo a mantenere in regime di 41bis persino malati come Bernardo Provenzano dichiarato da tre differenti tribunali della Repubblica persona incapace di intendere e di volere. Aspettiamo che collabori con la Giustizia? Siamo sicuri che il fine giustifichi – sempre e comunque – i mezzi? O, invece, proprio i mezzi che si usano per condurre giuste lotte com’è certamente quella alle criminalità organizzate sono in grado di compromettere gli scopi che ci si prefigge?
È stata presentata questa mattina, in una conferenza stampa presso la Sala concerti del Comune di Catanzaro, la Campagna nazionale #MenoInquinoMenoPago, e in anteprima nazionale la relativa proposta di legge di iniziativa popolare.
Come vi avevamo anticipato la campagna ambientalista #MenoInquinoMenoPago di Legambiente e Radicali è arrivata in Calabria dove, in anteprima nazionale, è stata presentata la proposta di legge e la relativa petizione al Parlamento. Alla conferenza stampa erano presenti Valerio Federico, tesoriere nazionale di Radicali Italiani, Andrea Dominijanni, vice presidente Legambiente Calabria, Michele Governatori, membro della direzione nazionale di Radicali Italiani, Giuseppe Candido, segretario associazione di volontariato culturale Non Mollare, militante del Partito Radicale e Antonio Giglio, consigliere comunale di Catanzaro del Partito Socialista Europeo e iscritto, con doppia tessera, al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.
Di seguito alleghiamo la petizione parlamentare e il disegno di legge:
Alla c.a. della Presidente della Camera della Repubblica, Laura Boldrini
del Presidente del Senato della Repubblica, Piero Grasso
e ai Presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
on. Renato Brunetta, on. Fabio Rampelli, on. Massimiliano Fedriga, on. Riccardo Nuti, on. Nunzia De Girolamo, on. Roberto Speranza, on. Lorenzo Dellai, on. Antimo Cesaro, on. Arturo Scotto, on. Pino Pisicchio, sen. Paolo Romani, sen. Mario Ferrara, sen. Gian Marco Centinaio, sen. Vito Rosario Petrocelli, sen. Maurizio Sacconi, sen. Luigi Zanda, sen. Karl Zeller, sen. Lucio Romano, sen. Gianluca Susta, sen. Loredana De Petris
Gentili onorevoli,
Io sottoscritto, Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani, insieme a Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini, Vice Presidente Nazionale di Legambiente, Michele Governatori, Alessandro Massari e ad altri cittadini, utilizzando lo strumento previsto dall’articolo 50 della Costituzione, riteniamo opportuno presentare ai titolari del potere legislativo questa Petizione, istituto capace di mettere in comunicazione diretta cittadini elettori e rappresentanti parlamentari.
Lo scopo è quello di persuadere il Parlamento della necessità, non più rinviabile, di dare al Paese delle nuove, solide, infrastrutture giuridiche che possano meglio regolare la materia ambientale per garantire molteplici principi costituzionali come la tutela della salute, dell’ambiente, del lavoro, della progressività della imposizione fiscale, dell’equilibrio dei conti pubblici, della libera concorrenza.
Siamo convinti che si sia contratto non solo un altissimo debito pubblico, ma anche un gravissimo debito ecologico che si riconvertirà necessariamente nel primo, condividendone l’odiosa caratteristica: quella di non aver tenuto in alcun conto l’equità intergenerazionale, costringendo i nostri figli non solo alla povertà economica ma anche a quella ambientale, avendo depauperato, senza alcuna preveggenza e con grave abdicazione delle responsabilità connesse allo status di legislatore, risorse ambientali preziosissime e ormai perdute. L’equità intergenerazionale rappresenta un elemento cardine della cultura della sostenibilità. In particolare, intesa come il dovere delle generazioni presenti di garantire pari opportunità di crescita alle generazioni future, consentendo a queste ultime di disporre di un patrimonio di risorse naturali e culturali adeguato. Al fine di assicurare tale condizione, ciascuna generazione è chiamata a garantire la libertà di scelta. Conservare e mantenere la diversità delle risorse naturali e culturali non limita le possibilità di scelte future. Preservare la qualità del pianeta in modo tale che questo non venga trasferito in condizioni peggiori e assicurare l’accesso a un patrimonio di risorse naturali e culturali adeguato consente di fornire a tutti uguali diritti di accesso all’eredità delle generazioni passate e conservarlo anche per le generazioni future.
Sino a quando la Repubblica, violando il diritto sovranazionale di fonte comunitaria o derivante dalla sottoscrizione di trattati internazionali, non si adeguerà a una effettiva tutela ambientale, essa sarà anche formalmente democratica, ma non avrà mai le caratteristiche formali e sostanziali dello Stato di diritto costituzionale.
Oggetto specifico della proposta è quello di rivoluzionare il sistema di incentivi al consumo di risorse ambientali. È necessario cambiare la fiscalità su risorse energetiche e ambientali per premiare l’innovazione e ridurre le tasse su lavoro e imprese.
Di seguito sintetizziamo i contenuti della proposta di legge che saranno dettagliatamente esaminati nella relazione introduttiva.
Nel fisco italiano, nelle regole di sfruttamento di molte risorse naturali e nelle bollette dell’energia si annidano costosi sussidi diretti e indiretti al consumo di ambiente.
La nostra proposta di legge – eliminando sussidi e sconti fiscali alle fonti fossili e introducendo regole di tutela, di tassazione e di assegnazione trasparenti in tutta Italia per cave, acque minerali, concessioni balneari, consumo di suoli – consentirà la riduzione del debito ecologico.
Gli interventi proposti prevedono la contemporanea riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa, con aumento del potere d’acquisto per tutte le categorie che oggi non beneficiano di sconti antiecologici.
Chi ci guadagna con la nostra proposta? Tutte le persone comuni che oggi pagano al posto di chi beneficia di sconti o rendite a spese dell’ambiente, e le aziende disposte a investire in innovazione ecologica. A loro vogliamo destinare minori tasse sui redditi, minori oneri in bolletta e fondi per investimenti in innovazione per un totale di oltre 10 miliardi di Euro all’anno recuperati eliminando i sussidi o i regimi di vantaggio.
Per rendere possibile questa prospettiva occorre modificare il dettato della Delega al Governo in materia di fiscalità che oggi subordina la possibilità di attuare tali iniziative solo dopo il recepimento delle norme definite a livello europeo. La stessa delega non prevede alcun intervento rispetto alle regole di tutela, uso o consumo delle risorse ambientali. Previsioni da noi contemplate per rendere immediatamente fruibili i vantaggi prospettati.
Primi firmatari: Valerio Federico, Rita Bernardini, Vittorio Cogliati Dezza, Edoardo Zanchini, Michele Governatori, Alessandro Massari, Laura Arconti, Alessio Di Carlo, Claudio Barazzetta, Rocco Berardo, Paolo Izzo, Angelo Rossi, Alessandro Frezzato, Paola Di Folco, Dario Boilini, Giulio Manfredi, Stefano Santarossa, Francesco Napoleoni, Manuela Zambrano
Di seguito la prima di una serie di proposte di legge tutte legate all’analisi e agli obiettivi sopra esposti. Si tratta dell’abrogazione dall’articolo 15 della Delega Fiscale del richiamo all’applicazione della nuova disciplina UE sulla tassazione dei prodotti energetici. Questo richiamo ha l’effetto di differire la revisione in senso ecologico della fiscalità fino all’entrata in vigore di una relativa direttiva UE. L’effetto dell’abrogazione, dunque, è l’immediata applicabilità della delega al Governo ad operare la revisione ecologica del fisco. La dicitura abrogata è la seguente: “La decorrenza degli effetti delle disposizioni contenute nei decreti legislativi adottati in attuazione del presente articolo è coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata stabilita dalla citata proposta di direttiva negli Stati membri dell’Unione europea”.
PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa di Radicali Italiani e Lega Ambiente
Modifica dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23 , contenente la “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.”
Articolo 1
L’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23, è abrogato e sostituito dal seguente:
Art. 15
(Fiscalità energetica e ambientale)
1. In considerazione delle politiche e delle misure da adottare per lo sviluppo sostenibile e per la green economy, il Governo è delegato a introdurre, con i decreti legislativi di cui all’articolo 1, nuove forme di fiscalità, in raccordo con la tassazione già vigente a livello regionale e locale e nel rispetto del principio della neutralità fiscale, finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
ALLEGATO:
Relazione alla proposta di legge contenente la “Modifica dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23 , contenente la “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.”
Onorevoli Parlamentari!
Il sistema fiscale oggi in Italia avvantaggia l’uso di risorse ambientali non rinnovabili e l’inquinamento. Al contempo il nostro Paese tassa il lavoro molto più della media UE.
Superare questo paradosso è possibile nell’interesse generale. Si tratta di una direzione di cambiamento su cui c’è ampio consenso teorico a livello internazionale e che può contribuire a spingere l’innovazione in settori industriali promettenti.
In campo energetico, dove l’utilizzo di fonti fossili determina inquinamento e emissioni climalteranti, sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti. Si tratta di un sistema fiscale complesso, incoerente e costoso che ha introdotto nel tempo incentivi, sconti, esoneri da accise e altre imposte ambientali senza una verifica dei risultati e dei costi.
Nelle bollette dell’energia pesano sussidi alle fonti fossili pari a oltre 2 miliardi di Euro nel 2012.
Inoltre, gli oneri generali di sistema non sono caricati in modo proporzionale bensì con un sussidio incrociato a favore soprattutto dei consumatori di taglia più grande e di quelli con più grande incidenza dei costi energetici.
In campo ambientale, il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l’uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite.
– I canoni di concessione per l’attività di escavazione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi o pari a zero, con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità.
– Rispetto ad altri Paesi europei in Italia il recupero e riutilizzo di rifiuti inerti provenienti dall’edilizia è inoltre estremamente basso anche per un basso costo di conferimento a discarica dei rifiuti edilizi.
– I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico, premiando rendite e vantaggi economici per pochi.
– I canoni per le concessioni balneari sono in larga parte del Paese bassi, le assegnazioni avvengono senza gara, premiano rendite di posizione e hanno generato abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge.
– La tassazione sulla trasformazione di suoli agricoli e naturali è bassa rispetto alla rendita generata e non spinge al riuso delle aree dismesse o da riqualificare, contribuendo al consumo di suolo.
In particolare le concessioni all’uso di risorse delicate e limitate devono essere regolate in termini di canoni e permessi in modo da spingere innovazione e riuso anziché consumo, evitare rendite, garantire legalità e generare risorse per interventi di recupero ambientale.
In Italia la tutela e la fiscalità su attività come le cave e le acque minerali, sull’utilizzo del demanio balneare, sulla trasformazione di suoli a usi urbani sono materie dove concorrono competenze dello Stato e delle Regioni con notevoli inefficienze, rendite, illegalità.
Con questa iniziativa ci riproponiamo di ottenere, nel settore energetico, i seguenti obiettivi:
• Abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici.
• Rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni
climalteranti, senza attendere l’approvazione della normativa comunitaria che lo prevede. (A tal fine serve una modifica della normativa vigente per anticipare e ampliare le disposizioni della delega fiscale).
• Eliminazione dalle bollette dell’energia dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori
• Riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili.
Nel settore delle risorse ambientali, invece, gli scopi perseguiti sono i seguenti:
• Introduzione di un canone minimo nazionale per le concessioni di coltivazione di cava differenziato per tipologie di materiali e fissazione di un’ecotassa minima per lo smaltimento in discarica.
• Adeguamento dei canoni per le concessioni di acque minerali in tutto il territorio nazionale.
• Adeguamento dei canoni per le concessioni balneari 18 in tutto il territorio nazionale e recepimento della direttiva europea per l’assegnazione e il rinnovo delle concessioni attraverso gare.
• Introduzione di un contributo per il consumo di suoli agricoli e naturali i cui introiti devono essere vincolati a interventi di rigenerazione urbana.
In parallelo, occorre introdurre principi e regole di tutela uniformi in tutto il territorio nazionale:
• individuando le aree da escludere dalle attività di escavazione e dalle sorgenti per ragioni di tutela ambientale;
• fissando l’occupazione massima dei litorali con concessioni balneari per rispettare il diritto alla fruizione libera del demanio balneare;
• individuando obiettivi massimi di trasformazione dei suoli a usi urbani per spingere il riuso e la riqualificazione di aree dismesse o degradate.
Le maggiori entrate serviranno a rendere più equo ed efficiente il sistema poiché si prevede che le risorse generate e risparmiate finanzieranno, in coerenza con la delega fiscale:
• Riduzione delle imposte sul reddito di persone e imprese.
• Contributi agli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati alla eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali.
• Recupero ambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni.
• Rigenerazione urbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse, messa in sicurezza del territorio.
Dall’adozione delle misure descritte deriveranno numerosi effetti positivi:
• Orientamento dei mercati verso modi di produzione e consumi più sostenibili come previsto nella delega fiscale.
• Strutturale disincentivo all’uso delle fonti fossili.
• Maggiore trasparenza e migliore concorrenza grazie all’eliminazione di sussidi nascosti e rendite dovute ad assegnazioni senza gare.
• Incremento della competitività attraverso la riduzione delle imposte sui redditi delle aziende.
• Riduzione delle imposte sui redditi delle persone.
• Tutela di risorse naturali non rinnovabili e investimenti in riqualificazione ambientale.
Il registro dei testamenti biologici e la battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia portata avanti dall’associazione Coscioni prosegue. Ieri è stato approvato per i cittadini della Capitale, il registro dei testamenti.
Mina Welby, che lo scorso anno è stata a Botricello (CZ) per lo stesso motivo, sentita telefonicamente, letteralmente non sta nella pelle: Piero, dice, ne sarebbe felicissimo! E aggiunge …
Stranamente mi ero vestita con una maglietta stile marinaio e un jeans che non mettevo da anni e che piacevano a lui. La mattina non sapevo che nel pomeriggio ci sarebbe stata la discussione.
Un’ottima notizia: il Consiglio comunale di Roma ha appena approvato questo pomeriggio la nostra delibera di iniziativa popolare relativa all’istituzione di un registro comunale per le disposizioni anticipate di trattamento.
E’ un fatto importante, il risultato della decennale campagna dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni per il rispetto delle volontà individuali in materia di fine-vita. Era il 2009 quando con Beppino Englaro, Carlo Lizzani, Emma Bonino, Marco Pannella e Mario Staderini, consegnammo 8200 firme di cittadini romani, raccolte in soli due mesi, che chiedevano un registro dei testamenti biologici: ci sono voluti ben 5 anni per arrivare all’approvazione, a causa della violazione del Regolamento comunale. L’azione del Consigliere radicale Riccardo Magi è stata decisiva.
Mina Welby a Botricello (CZ) incontra il Sindaco Giovanni Camastra
E’ ora tempo che il Parlamento italiano segua l’esempio dei Comuni (anche a Milano si è ottenuto grazie a una iniziativa popolare da noi promossa!) e calendarizzi immediatamente la PdL d’iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico che 70 mila cittadini hanno sottoscritto e che giace ignorata da oltre 9 mesi presso le Commissioni XII e II in attesa di calendarizzazione. L’esempio di Roma capitale servirà ora agli altri Comuni d’Italia che vogliano istituire il registro (al momento sono 200).
Non è più tollerabile che sia a rappresentare il governo italiano, oggi, proprio coloro che sono mobilitati contro la CEDU
La riunione è stata convocata dai Radicali, proprio il 28 maggio quando è scaduto l’ultimatum della Corte europea dei Diritti dell’Uomo sulla sentenza Torregiani, per discutere se “sollecitare le dimissioni da Presidente del Consiglio il grande Renzi”.
Per Marco Pannella che aveva preannunciato la riunione alle 10 e 30 dai microfoni di Radio Radicali, il motivo è molto semplice:
Pannella, i Radicali e lo scontro tra Stato di Diritto, Diritti Umani e la Ragion di Stato in Italia
Abbiamo, adesso, un Presidente del Consiglio italiano che rappresenta ufficialmente una posizione anti CEDU, perché la CEDU ci ha indicato termini ma anche obiettivi precisi e, soprattutto, anti Presidente della Repubblicae i suoi atti formali come grande magistrato, il più alto magistrato della Repubblica italiana in termini di diritto. Credo che dovremo svolgere -aveva aggiunto Pannella- anche i motivi formali per i quali non è più tollerabile che sia a rappresentare il governo italiano, oggi, proprio coloro che sono mobilitati contro la CEDU e contro le posizioni e le statuizioni del nostro presidente della Repubblica
In realtà, poi, quello che viene realmente discusso è se chiamare in causa Presidente del Consiglio e Ministro della Giustizia (anche precedenti) per danno erariale provocato dalle continue omissioni e non azioni, relativamente all’altro aspetto delle violazioni dei diritti umani per cui l’Italia è pluri condannata: l’eccessiva lentezza dei processi e la conseguente (e ormai anche questa sistemica) violazione del diritto ad avere un processo in tempi ragionevoli.
I risarcimenti ottenuti dai cittadini italiani negli anni, in virtù della ex legge Pinto (Legge 24.03.2001 n° 89) per l’eccessiva durata dei processi prevedendo norme per l’adeguata riparazione economica da parte dello Stato che non è in grado di garantire una giustizia tempestiva.
La legge dice chiaramente, all’articolo 1, che ”
chi ha subìto un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole di cui all’articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione, ha diritto ad una equa riparazione
Eque riparazioni che, annualmente, costano ai cittadini italiani la bellezza di 500 milioni di euro.
Deborah Cianfanelli @dCianfanelli – Direzione Nazionale Radicali Italiani
Dopo l’annuncio, nel pomeriggio, poi, durante la riunione al Partito Radicale sull’eventuale richiesta di dimissioni da presidente del consiglio Renzi, l’avvocato Deborah Cianfanelli della Direzione Nazionale spiega il perché, secondo il suo parere, questa iniziativa sia estremamente importante (intervista andata in onda su Radio Radicale nella serata alle 21) e, per farlo, cita la risposta ottenuta alla richiesta di uno specifico parere, dal Procuratore capo della Sez. Regionale Lazio della Procura generale della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis: i danni erariali causati da comportamenti di malagiustizia saranno oggetti di attenta valutazione e potranno determinare l’apertura di un’inchiesta giudiziaria.
“Innanzitutto -spiega Cianfanelli anche in risposta a chi obietta la comprensibilità da parte dei cittadini dell’iniziativa che, in pratica, vuol citare Renzi e il governo per il danno erariale arrecato alle casse dello Stato- quest’iniziativa non vedo perché non dovrebbe essere comprensibile dalla maggior parte dei cittadini. Non sottovalutiamoli. Le cose basta spiegarle nel modo più chiaro possibile e in termini meno tecnici e giuridichesi. Il danno erariale non è altro che un danno che viene causato all’economia nazionale, e quindi riguarda tutta la collettività. Non è che dobbiamo considerare i cittadini italiani come li considerano gli altri partiti ossia degli stupidi cui gli diamo € 80 in busta paga di elemosina e si scorgono tutto e tutti gli altri problemi.
Stiamo parlando di danni economici enormi. Quindi, si spieghiamo alle persone che vogliamo denunciare i responsabili dello Stato, a partire, appunto, dal presidente del consiglio al ministro della giustizia, ai ministri della giustizia anche precedenti e ai presidenti del consiglio precedenti, e chiunque per la sua competenza di partecipazione alla reiterazione costante di recidiva di questi comportamenti che hanno portato l’Italia ad essere il paese più condannato in Europa con la Turchia e la Serbia per quanto riguarda le carceri. Non vedo perché non dovrebbero comprendere che gli vengono offerti € 80 come elemosina mentre gli vengono rubati miliardi, in quanto, come abbiamo avuto modo di evidenziare già nel 2007, la commissione tecnica per la finanza pubblica indicava in 500 milioni di euro all’anno il rischio economico dello Stato per le future e probabili condanne ex legge Pinto.
Quindi questa stima di 500 milioni di euro annui che è già superata di per sé dai calcoli fatti dalla Banca d’Italia che ne stima il danno economico di questi risarcimenti nella misura dell’1% del Pil; non vedo per quale motivo i cittadini non dovrebbero immediatamente recepirla nella sua gravità. E questi erano dati che già venivano diffusi nel 2007. Dopodiché sappiamo che hanno chiuso la possibilità di accedere a questi dati e sappiamo che queste future e probabili condanne così definiti allora sono stato altro che probabili. Sono attuali e a questi si vanno a sommare anche tutti i procedimenti conseguenti risarcimenti sulla situazione delle carceri. Quindi, quello che c’è da spiegare i cittadini per rendere comprensibile e ritengo molto popolare quest’iniziativa è proprio che questo danno va ad influire sull’economia di tutti.
È uno dei motivi per cui l’economia dell’Italia non può rilanciarsi.
In riferimento alla coesione del partito, chi ritiene che prima di fare una qualunque iniziativa sarebbe necessario di dare coesione al partito io dico che ritengo che proprio su quest’iniziativa potrà essere ritrovata la coesione del partito perché può riunire la collaborazione dei due fronti. Stiamo discutendo e perdendo energie, ribadisco, da troppo tempo e da troppi anni su chi, come me, è più propenso a vedere come la battaglia, come lotta principale, quella della giustizia, probabilmente anche perché per mie competenze personali sono più portata ad affrontare un’analisi che uno studio su questi settori e altri che, per loro competenze e preparazioni, sono più propensi e portati ad analizzare la situazione del nostro paese, dello specifico del nostro paese, da un punto di vista più strettamente economico. Io non ho mai denigrato queste battaglie. Posso dire che magari posso parteciparvi più a traino. Non posso essere io motrice di queste però l’apporto anche per la stesura di questo esposto che mi accingo a. Predisporre e che limiterò al più presto a disposizione sia importante l’apporto anche di chi ha maggiori competenze dal punto di vista dell’economia. Perché questa racchiude veramente tutto e della dimostrazione di come la mala giustizia interagisca, preferisca e causi un danno economico e può essere analizzato anche da un punto di vista di esperti più economici e giuridici. Quindi ritengo che possa essere anche e proprio questa la lotta che possa ridare commissioni al partito.
Volevo rileggere per rendere ridotti anche i partecipanti a questa riunione allargata e magari non hanno sentito, non hanno vinto ancora questa notizia in merito all’esposto alla procura generale della corte dei conti. Sia io che Marco abbiamo scritto e preso contatti con Angelo Raffaele de Dominicis e il procuratore capo della sezione regionale Lazio presso la corte dei conti e illustrato, personalmente gli ho mandato una sintesi più sintesi che potessi, l’idea dell’esposto che intendiamo fare. E ha risposto oggi. Io gli ho riscritto chiedendo di poter divulgare e rendere pubbliche queste sue parole che ritengo molto importanti e che vorrei rileggere. Non ho ancora avuto una sua autorizzazione a prenderli ovviamente per la stampa però nella nostra riunione penso che sia necessario.>>
Rita Bernardini a questo punto la interrompe dicendole che la riunione allargata e anche in diretta da RadioRadicale.
<< E allora per il momento magari evito. Però diciamo che alla richiesta di un parere ha fatto sapere che non ritiene fondato e che potrebbe quindi aprirsi un’inchiesta giudiziaria in questo senso. Abbiamo una forte possibilità di poter far scoppiare finalmente questo grandissimo scandolo. Non so se è l’ultima, magari ce ne inventeremo tutti quanti insieme anche delle altre. Cronologicamente è l’ultima idea. Personalmente mi è venuto questo flash>>
A questo punto interviene Pannella per dare a Deborah Chan fanelli un’importante informazione: << il comunicato -dice Pannella- che tu per il momento ritenevi opportuno non leggere in realtà attraverso RadioRadicale e stato letteralmente reso pubblico e di conseguenza vorrei invitarti visto che questo è accaduto visto che sono poche righe di grande chiarezza se mai di ripeterle. Credo che non sia solo opportuno ma anche corretto.>>
L’avvocato Debora Cianfanelli allora legge la mail ricevuta da De Dominicis in richiesta di un parere:
<<I motivi che anticipano il contenuto dell’esposto per danno erariale causato da comportamenti di malagiustizia saranno oggetti di attenta valutazione e potranno determinare l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. L’onorevole Marco Pannella mi ha trasmesso un voluminoso dossier che tratta la stessa materia. Spero di poter agire nell’interesse della giustizia e del nostro non molto fortunato paese. Molti Cordiali saluti, Raffele de Dominicis>>.
Poi l’avvocato Cinfanelli si rivolge a Marco:
<<Il dossier che marco ha allegato, non so bene se si tratti di quello sulla giustizia o quello sulle carceri che è stato inviato a Strasburgo …>>
E Pannella interrompendola le dice: <<Tutti e due. Per non sbagliare…>>.
Debora Cianfanelli, allora prosegue:
<< Perfetto, perché saranno le sintesi di entrambi questi dossier che formeranno le basi di questo esposto. Tutti i dati che sono lì contenuti dimostrano la flagranza criminale del nostro Stato, la reiterazione e il menefreghismo di tutti i massimi vertici che andremo a citare, di fronte a tutti gli auspici, gli interventi, gli inviti più o meno formali provenienti dalle giurisdizioni internazionali, dalle giurisdizioni nazionali e dallo stesso presidente della Repubblica. Ritengo che non ci sia da aver timore di stuzzicare un conflitto tra le istituzioni dello Stato, ma che questo sia proprio il momento in cui un conflitto tra queste istituzioni vada sollecitato proprio per far tornare queste istituzioni, che sono ormai sono soltanto istituzioni criminali, e lo dico anche in diretta radio radicale, perché hanno causato e stanno causando con questi malfunzionamenti, con il menefreghismo, con il mancato rispetto della legalità, della giustizia, del diritto del nostro Paese che è sempre stato la culla della diritto da Beccaria in poi.
E il caso Italia è collegato a questo. Quindi io la ritengo -proprio questa idea- riassuntiva, il concentrato di Ianni delle nostre lotte e di quelle future. Un estremo tentativo di urlare la necessità di riportare le istituzioni, tutte quante, nella legalità, nel rispetto della legalità. Pertanto se è per arrivare questo, a provocare uno scontro tra queste istituzioni, ben venga! E quindi penso che non dovremmo avere nessun timore di affrontare questo che può essere coesivo per il partito >>
Giuseppe Di Leo
Per Giuseppe Di Leo, giornalista vaticanista di Radio Radicale, prima ancora dei “conflitti istituzionali tra i poteri, in politica c’è un momento che precede questo potenziale conflitto istituzionale di poteri. Ed è il conflitto di concezioni sul Potere”.
Per il vaticanista radicale, la proposta di Marco Pannella di chiedere le dimissioni di Renzi e di denunciare il danno erariale arrecato per le non azioni e le omissioni del governo e dei governi precedenti, “si incunea in una ferita molto aperta e ancora sanguinante, perché” – spiega ancora Di Leo – “quando lui (Marco Pannella, ndr) chiede le dimissioni al recentissimo trionfatore – almeno secondo i dati apparenti – … non è riducibile, a mio modo di vedere, soltanto al fatto di lasciare una poltrona, quanto piuttosto – ed è qua il significato dirimente lancinante della denuncia di Marco – quanto la disponibilità a dismettere quella visione della politica che tradisce la stessa formazione di Renzi. Perché nell’analisi di queste ultime quarantotto ore del successo di Renzi mi hanno colpito quelle tre, quattro analisi fatte da esponenti che provengono da storiche culture politiche del ‘Novecento. Ieri è uscita – prosegue Di Leo – un’analisi di Cirino Pomicino (sul Foglio, ndr) il quale ha detto che il giovane Renzi deve dimostrare di essere erede della cultura politica di (Giorgio, ndr) La Pira e di Giuseppe Lazzati“.
Lasciando perdere per un momento La Pira, Giuseppe Di Leo si sofferma a notare che Lazzati è lo storico Rettore della Università Cattolica che Marco (Pannella, ndr) conosce bene e di cui è avviato anche il processo di beatificazione e che al suo 75° compleanno i suoi allievi hanno scritto un volume in onore di; trent’anni fa:Paradoxa Politeia, il modo paradossale della Politica. Un volume in cui, per Di Leo,
<< Si mette in sintesi il punto di vista di Lazzati che era uno studioso di Sant’Agostino, della Patristica (la filosofia degli antichi patres, ndr) del pensiero politico della tarda latinità e in cui si dice: la crisi dei sitemi politici deriva nel momento in cui, come insegnava Agostino d’Ippona, i regimi politici non rispettano la legge che si sono dati e diventano “magna latrocinia”. Questa è l’espressione di Sant’Agostino>>.
Poi Di Leo conclude il suo intervento dicendo che:
“Lo sforzo del partito più anziano del panorama politico italiano non sia tanto quello di occuparsi della teoria dell’organizzazione, perché allora ci limiteremmo soltanto a una visione di conflitto di poteri. Che di per sé può essere utile, ma secondo me in questo momento può essere anche solo riduttivo, quanto alla teoria del fatto. E cioè, sfidare Renzi a riscoprire la propria cultura politica”.
Testo a cura di Giuseppe Candido.
A questo link, le opinioni di alcuni costituzionalisti intervistai da Radio Radicale