“Vengo da una famiglia tradizionalmente di destra”.
Esordisce così Mirella, prima di procedere nel racconto del caso di malagiustizia che ha coinvolto la sua famiglia.
Anni fa suo cugino viene incriminato e condannato per un omicidio che non ha commesso. La prova schiacciante è il rinvenimento di macchie di sangue sui suoi vestiti, unico imputato. Il cugino in appello verrà completamente scagionato per non aver commesso il fatto perché le macchie di sangue che lo “incastrano” non sono umane; il caso vuole che lui lavorasse in una macelleria.
“Ha ricevuto un risarcimento enorme” mi spiega Mirella ma le vite (la sua e quelle di noi familiari) ne sono uscite stravolte: “il figlio di mio cugino – procede nel racconto Mirella – nei primi anni della vicenda subisce un trauma profondo che lo rende dislessico, con forti ritardi nell’apprendimento e ora, a distanza di molti anni, la sua situazione è ancora critica”.
Mentre la ascolto non posso non pensare al più celebre “caso Tortora” che vide coinvolto l’esponente radicale in una caso altrettanto inquietante: condannato sulla base di una “(falsa) prova” che lo “inchioda”: nella rubrica telefonica di un noto camorrista è stato rinvenuto il suo nome con accanto un numero di telefono.
Solo in appello qualcuno si degna di sollevare la cornetta, comporre quel numero e scoprire così che all’altro capo del telefono qualcuno risponde: “Pronto, qui casa Tortona”; TORTONA con la ENNE. Anche la vita di Enzo Tortora muta radicalmente dopo quegli avvenimenti: un male si impossessa di lui e lo uccide poco dopo la sua assoluzione.
Mirella ora è una persona impegnata in politica; sostiene Angelo Broccolo, candidato al Senato della Repubblica come capolista nel collegio plurinominale “Calabria” con Liberi e Uguali – la formazione di sinistra nata dalla fusione di Sinistra Italiana, Possibile e MdP art.1.
Tocca ad Angelo parlare; siamo a Montepaone dove assieme ad altri compagni conduce la sua personale campagna elettorale; ci siamo incontrati quasi per caso e quando prende la parola mi sorprende (qui il link, al suo intervento):
“È qui presente un amico carissimo (rivolto a me – ndr) che viene da un’altra cultura politica (una cultura politica che ha avuto grandi meriti in Italia, la cultura Radicale), a cui devo riconoscere una grande sensibilità per la battaglia che stanno facendo (assieme al Partito Radicale – ndr); quella per l’affermazione di un diritto costituzionale: l’applicazione di pene che rieducano i condannati.
Oggi le carceri italiane non lo fanno! È dal 1975 che si aspetta una riforma in tal senso (la riforma dell’Ordinamento Penitenziario – ndr); le promesse di Renzi e dei suoi epigoni non sono mancate; per ultimo un ‘ce ne occuperemo dopo le elezioni’!
Questo è un impegno di grande civiltà che – credo – chiunque dovesse domani sedere in Parlamento dovrebbe portare a compimento”.
La mia speranza è che i tanti italiani vittime di un sistema giudiziario lento, farraginoso, ingiusto, …
possano fare una scelta “radicale” alle prossime elezioni.
Il partito radicale è transpartito anche in questo senso: le sue battaglie coinvolgono e convincono esponenti di varie forze politiche perché il loro valore è universale.
Da candidato alla Camera dei Deputati con “+ Europa con Emma Bonino” nel collegio Calabria 02, mi auguro di essere eletto assieme a tante altre persone che come me vogliono una Giustizia Giusta, una definitiva riforma dell’Ordinamento Penitenziario e la nomina in tutte le regioni italiane dei garanti dei diritti delle persone private della libertà.