#IMMIGRAZIONE … ne abbiamo bisogno anche per pagare le nostre pensioni

Riflessioni di Valter Vecellio

Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali, già direttore de Il male

L’Italia, dal punto di vista demografico, sta invecchiando inesorabilmente, Ogni anno sono più i decessi delle nascite? Sempre più anziani, sempre di meno nascite. Quest’anno, meno 142mila. Se non ci fossero gli immigrati, saremo meno 205mila. Meno siamo, meglio stiamo, come canta Renzo Arbore? Dal momento che il nostro sistema pensionistico non è a capitalizzazione (ogni lavoratore accumula i contributi che poi si ritrova), ma a ripartizione (chi lavora paga la pensione a chi non lavora più), gli anziani di oggi, ma soprattutto quelli di domani, su quale forza di lavoro si reggeranno? Gli immigrati (che per inciso sono più giovani, anagraficamente, degli italiani) pagano già oggi qualcosa come 11 miliardi di contributi pensionistici, in cambio ne ricevono meno di tre. Producono l’8,6 per cento del Prodotto Interno Lordo. Le attività imprenditoriali ‘italiane‘ sono scese di un 6,5 per cento; quelle “immigrate” sono cresciute del 5 per cento; attualmente sono 550 mila, circa il 9,1 per cento del totale.

Bankitalia assicura che hanno una maggiore propensione ai consumi (circa il doppio); pesano di meno sulla spesa farmaceutica (2,6 per cento in meno); e sui costi della sanità (3,3 per cento in meno). Gli immigrati che lavorano regolarmente nel nostro Paese, pagano le tasse, ma non votano; gli italiani residenti all’estero non versano un centesimo, ma votano. Ogni anno sono almeno 60mila i potenziali ‘nuovi italiani’: quelli che a 18 anni, dopo essere nati e vissuti qui, e dopo essere andati continuativamente a scuola. Magari la legge (dello Ius soli, ndr) non è perfetta; certamente bisogna studiare forme di integrazione aggiuntive e perfezionare le esistenti. Ma è con questi dati, con queste cifre, con questa realtà, che occorre fare i conti. 


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