Pasqua in visita al carcere di Vibo Valentia. Per i Radicali serve il garante dei detenuti

Come preannunciato, domenica di Pasqua 16 aprile 2017, mentre a Roma si è svolta  la V marcia per l’amnistia da Rebibbia a San Pietro, una delegazione del Partito Radicale Nonvioelnto Transnazionale Transpartito composta da Giuseppe Candido, Rocco Ruffa, Cesare Russo ed Ernesto Mauro, grazie all’autorizzazione del DAP ottenute da Rita Bernardini, si è recata in visita ai detenuti (e ai detenenti) nella Casa Circondariale di Vibo Valentia, dove l’ultima visita era stata fatta ad agosto con l’On.le Rita Bernardini.

I servizi del 16 04 2017 (14:00 e 19:30) TGR Calabria di Erika Crispo

Ad accogliere la delegazione e accompagnarla in visita all’istituto c’era il comandante Montauro.

Situazione rilevata tramite questionario: agenti in servizio 138 (su una pianta organica 140) di cui 22 assegnati al nucleo traduzioni; 3 educatori (più uno 3 gg alla settimana) a fronte di una pianta organica prevista di 9 unità; 340 i detenuti presenti (la capienza regolamentare è di 407 posti) di cui 182 alta sicurezza e 158 detenuti comuni (ex media sicurezza); e dei 340 soltanto 159 hanno una sentenza definitiva: ben 181 persone (il 53%) sono lì, in attesa di giudizio (92 imputati, 43 appellanti e 37 ricorrenti in cassazione). Sono 62 i detenuti stranieri, 10 i tossicodipendenti di cui uno in terapia con metadone; 7 detenuti sono affetti da epatite C e 24 i casi psichiatrici segnalati nel questionario.  … lavoro?, salute?, affettività?

Ben 127 detenuti sono provenienti da altre regioni e, molti di questi, parlandoci, hanno spiegato di non poter effettuare colloqui con sufficiente regolarità. Solo in 5 usufruiscono di permessi premio.
Nessun suicidio nel 2015 e nel 2016 né di detenuti né di agenti. Sette gli atti di autolesionismo del 2016 e altrettanti nel 2015.

Nessun detenuto lavorante in carcere per conto di imprese e/o cooperative, nessun detenuto semi libero, solo 2 in condizione di Articolo 21 che possono lavorare liberi dentro al carcere mentre la stessa direzione ci spiega che ne servirebbero almeno 4 o 5; un solo detenuto in semilibertà lavora alle dipendenze di un datore di lavoro esterno. Infine, sono 64 i posti (portavitto, scopino ecc) su cui – a turno – lavorano per un paio di mesi l’anno gli altri.

Dodu, detenuto rumeno, davanti al comandante, ci dice però candidamente che lui è a Vibo da nove mesi e non ha mai lavorato un giorno neanche come porta vitto. Anche lui si trova a Vibo perché malato e deve fare dei controlli. Era a Cosenza prima, ma lui è di Crotone e vede raramente i parenti. Solo ozio.

Rocco D., che ha più di un tumore, ha fatto da due mesi una tac per controllo ma non ha mai potuto avere i risultati dell’esame e, non avendo il pancreas perché gli è stato asportato, soffre di diabete ma non gli è consentito di misurare la glicemia in cella perché non gli lasciano l’apparecchio. Senza apparecchio per la glicemia e senza insulina è arrivato in ospedale a Vibo dove ci segnalava una celletta dell’ospedale indegna, sporca e con bagno alla turca.

La cosa, ci dice il comandante, è stata segnalata all’ASP ma ci dice anche che la risposta che c’è stata non lascia intravedere tempi brevi: “c’è un progetto“. Quindi, per il momento, c’è il bagno alla turca. Amen.
Rocco ci sottolinea che lui è un “giudicabile”, come si dice in gergo, per dire che è uno di quei 92 con lui a Vibo che non hanno ancora nemmeno una sentenza di condanna, e sono detenuti in custodia cautelare. E che la stessa giustizia potrebbe riconoscere innocente tra qualche mese.

Anche Salvatore A., malato, ha addirittura una gamba spezzata in tre pezzi, aveva fatto un intervento alla gamba, poi è caduto di nuovo e, adesso, deve rifare un altro intervento; per questo si trova a Vibo dove c’è il servizio medico H24.
Notiamo che c’è pure l’area verde per i colloqui ma che – ci spiega un agente che ci accompagna assieme al comandante – non può essere (ancora) utilizzata prima di (altri) due mesi perché stanno terminando gli interminabilmente lavori.

C’è la scuola elementare, la secondaria di I grado e corsi di due istituti superiori: I.T.Economico e l’alberghiero.
Cosa importante: c’è – cosa non facile per le carceri calabresi – il regolamento di istituto approvato e, anche ai detenuti stranieri è consegnata una carta dei diritti e dei doveri tradotta.

Altre criticità non rilevate nel questionario: l’acqua calda ce l’hanno solo un’ora al dì: mezz’ora la mattina e mezz’ora la sera e, soprattuto se si è in sei o in otto in un cubicolo, non è facile lavarsi. Lavano tutto il resto con l’acqua fredda ma spesso manca anche quella; i detenuti lamentano che la socialità non la possono fare neanche i festivi (e in effetti nelle altre carceri i giorni di festa li abbiamo quasi sempre trovati in condizioni di “celle aperte”). Neanche a Pasqua fanno la socialità. È festivo ma non ci sono gli agenti in sufficiente numeri e quindi niente socialità.
“Qui abbiamo perso la dignità” ci dice un detenuto che aggiunge: “non ci sono attività e ti fanno un rapporto anche per aver rifiutato di fare una puntura“.

Giulio L., malato e anziano, si trova a Vibo perché qui l’assistenza sanitaria H24 c’è, ma – ci spiega- vorrebbe tornare al carcere di Locri perché, ci dice abbassando il tono, “lì è un’altra cosa”. Poi ci spiega che sono 20 giorni che attende l’acquisto di un farmaco per la sua patologia e ci chiede di segnalarlo. Prontamente il comandante Montauro che ci ha accompagnato, si prende l’appunto per segnalare il “caso”. Ma contemporaneamente ne spuntano altri due di “casi” con lo stesso problema. Sono mesi che gli hanno prescritto farmaci, ma non gli vengono acquistati. Insomma, anche coi farmaci a pagamento quando pure sono regolarmente pagati, si deve attendere oltre il tempo che sarebbe ragionevole.

Un altro detenuto si lamenta del fatto che, ai colloqui, perché non può portare a sua figlia neanche una brioche.

I detenuti comuni fanno – sulla carta – 7 ore di aria (dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 16) ma, in realtà, ne fanno di meno: dalle 8:30 alle 11:30 e dalle 13:15 alle 15:30 perché poi li fanno rientrare. Quelli dell’alta sicurezza, invece, di ore d’aria ne fanno solo due (sulla carta) che diventa poi un’ora e mezza effettiva. Tutto il resto del tempo lo passano ad oziare.
C’è la scuola sia elementare e secondaria di I grado, sia corsi dell’istituto Tecnico Economico e dell’Agro alimentare. Ma il comandante Montauro ci ha detto che non ricordava quanti fossero i detenuti che li frequentano regolarmente né quanti diplomi o licenze medie fossero state conseguite lo scorso anno scolastico. Ci ha detto che ci manderà quei dati ma, evidentemente, la situazione è – sotto molti profili – al di furori dello Stato di Diritto.

Emerge evidente l’esigenza della figura del Garante Regionale delle persone provate della libertà e per questo non molliamo di chiedere al consiglio regionale tutto oltre che al Presidente Nicola Irto, di discutere e approvare la proposta di legge regionale n.10/34^ depositata il 13 maggio 2015 dallo stesso Irto.
La visita si è conclusa alle ore 12:00 per come disposto dal direttore Galati essendo il giorno di Pasqua considerato giorno “super festivo” e quindi con scarsità di agenti. Anche se, su questo, dico che sarebbe stato bello se, dopo di noi, fosse arrivato qualche parlamentare o consigliere regionale a fare una visita ispettiva.

Share