“Non c’è più una questione Giustizia”?

di Giuseppe Candido

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 il Ministro della Giustizia Andrea Orlando è intervenuto con un proprio discorso sia il 29, a Roma, presso la Cassazione sia il 30 presso la Corte d’Appello di Palermo. Il virgolettato tirato fuori dal sito di Repubblica ed attributo al ministro Orlando è il seguente: “Non c’è più una questione giustizia“.

Siccome così Andrea_Orlando_daticameranon è per il Partito Radicale i cui esponenti e militanti sono intervenuti in quasi tutte le Corti di Appello per sottolineare proprio la gravità e l’urgenza della “questione giustizia“, Rita Bernardini, sul suo profilo Face Book, citando il Ministro ‪#‎AndreaO
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che ha tra i suoi amici in modo che lo stesso si accorgesse del post, ha scritto:

“Caro Andrea Orlando, dimmi che non è vero: non hai veramente detto che in Italia non c’è più una questione giustizia?”.
Dopo qualche minuto e un centinaio di “mi piace” arriva anche il commento dal profilo ufficiale del Ministro della Giustizia Andrea Orlando:


“Non ho detto questo. Ti mando il testo scritto”.

Rita – a quel punto – risponde al commento di Orlando: “Grazie, Andrea, ma fai smentita a Repubblica e Corriere della Sera”.
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Nelle more che la smentita di quei virgolettati arrivi per davvero e che i due siti “colpevoli” di eccesso di sintesi pubblichino con medesimo rilievo la smentita sui loro siti web, c’è da notare che se anche il Ministro ha parlato di indice di sovraffollamento delle carceri diminuito dal 134 al 105 percento, nel suo discorso le parole virgolettate da La Repubblica ed attribuite ad Orlando non ci sono.

(qui il collegamento alla registrazione audio-video dell’intervento del Ministro Orlando)

Anzi, quello che c’è – e resta tutta – è la questione della non ragionevole durata dei processi; ed emerge evidente nella relazione del Presidente della Cassazione Canzio e in quelle dei presidenti delle Corti d’Appello di tutta Italia.
Solo per fare un esempio: nella relazione presentata dal Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro dove è intervenuto in rappresentanza dei Radicali e del Partito Radicale il sottoscritto, alla pagina 52, il dottor. Domenico Introcaso nel paragrafo dedicato alla “attività giurisdizionale” mette nero su bianco che:

Le esigenze poste dal principio del giusto processo sotto il profilo della durata degli affari si pone in termini di assoluta drammaticità incidendo esso sia sull’immagine e credibilità del sistema sia sul PIL pregiudicato, secondo stime della Banca d’Italia, di un punto percentuale dalla durata eccessiva dei processi”. “La crisi, secondo criterio di risarcibilità legislativa fissato dall’articolo 2 bis Legge 89/2001 nel ritardo di definizione del processo superiore a due anni … trova documentale osservazione nelle pendenze ultra biennali in entrambi i settori di intervento giurisdizionale“.

Parole che dimostrano quanto la questione giustizia ci sia ancora tutta e alle quali hanno fatto eco quelle del procuratore generale Mazzotta che – per dirla alla Montesquieu – ha ricordato che ritardare la giustizia equivale a negarla.

Ma anche la questione del “sovraffollamento diminuito” è da prender con le pinze: nel senso che ci son carceri semi vuote, carceri in cui interi bracci restano chiusi per mancanza di personale, e carceri invece dove la situazione del sovraffollamento permane.
In Calabria, ad esempio, mentre la Casa di Reclusione di Laureana di Borrello ha solo 25 detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare di oltre sessanta posti, il carcere Panzera di Reggio Calabria ha un tasso di sovraffollamento del 134% mentre quello di Palmi (RC) è del 124%.
Senza contare che non può certo ritenersi rispettoso della dignità dell’uomo avere -nelle carceri come in quelle calabre che abbiamo visitato con Roc Rufet – i riscaldamenti che non funzionano o l’acqua calda che manca o arriva solo mezz’ora al dì; e non può ritenersi trattamento dignitoso, non degradante, il dover fare – nel 2016 – la doccia in docce multiple comuni, senza privacy, fuori dalla cella, spesso disponibili per poche ore al giorno, docce che spesso hanno i soffitti verdi dalla muffa.

Né possono considerasi rispettosi dei diritti umani fondamentali come lo è quello alla salute, trattamenti che non consentano ai detenuti di accedere a cure adeguate alla loro patologia; né possono essere considerate rispettose del dettato costituzionale carceri in cui è totalmente assente il lavoro per rieducarsi e reinserirsi nella società o dove gli educatori son talmente pochi e le relazioni di sintesi non arrivano o arrivano tardi e i detenuti non possono accedere ai benefici che l’ordinamento penitenziario prevede.

Mettere come titolo virgolettato che “Non c’è più una questione Giustizia” come affermazione pronunciata dal Ministro non è solo scorretto, ma significa cambiare il senso della realtà percepita dai cittadini ai quali – tanto per dirla tutta – non viene neanche spiegato che, con la legge di Stabilità, adesso sarà tolto loro -assieme al diritto ad un processo di durata ragionevole- anche il diritto ad ottenere un risarcimento quando i tempi della giustizia nostrana eccedono i limiti della ragionevole durata.

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