Problemi di mira (e di memoria)

di Carmelo Puglisi

Berlusconi-e-Renzi
Berlusconi e Renzi

Oggi scandalizzarsi sembra andare di moda. Il fatto è che molti hanno una pessima mira, e dunque mancano il bersaglio. Nella fattispecie, invece di scandalizzarsi per la proposta d’una legge elettorale che, qualora passasse, penalizzerebbe ulteriormente i partiti più piccoli, lasciandoli fuori dal Parlamento e condannandoci ad un sistema tripolare, ci si scandalizza poiché per fare in modo che si potesse avere il consenso più ampio possibile in Parlamento, Matteo Renzi ha dovuto cercare l’appoggio di Silvio Berlusconi.

Nemmeno a dirlo, comunisti e non si sono messi le mani fra i capelli, gridando allo scandalo, all’inciucio, eccetera eccetera. Ahimè, oggi la parola compromesso – non senza responsabilità addebitabili in buona parte alla nostra classe politica – ha assunto un significato negativo. Eppure il problema – tra virgolette – non sarebbe neppure questo. La cosa veramente strana è che oramai ci si scandalizza per tutto, senza conservare troppa memoria degli eventi passati.

Per farla breve, non è certamente la prima volta che un leader del centrosinistra scende a patti con Silvio Berlusconi. Lo avevano già fatto – per dirne due – Massimo D’Alema e Walter Veltroni (due ex comunisti) rispettivamente per mettersi d’accordo sulla bicamerale e sull’elezione di Ciampi alla Presidenza della Repubblica. La cosa avrebbe forse dovuto destare maggior scandalo allora, visto che si trattava di due politici di spicco posizionati – sulla carta – molto a sinistra, e invece il clamore scoppia oggi, con Matteo Renzi (che in passato ha militato nel PPI e nella Margherita, per intenderci).

Certo, le motivazioni che resero necessari i vari accordi erano diverse, ma sempre di compromessi si trattava. Non si spiega dunque la differenza di trattamento. Forse l’ascesa di Matteo Renzi è così temuta dai suoi stessi “compagni” di Partito, che alcuni ritengono sia necessario mettere il nuovo Segretario sotto una luce negativa, sempre e comunque. Stranissimo ad esempio l’atteggiamento di Gianni Cuperlo, dimessosi dalla carica di Presidente dopo aver avuto dei contrasti col Segretario. Una carica – quella di Presidente – che Cuperlo avrebbe forse fatto meglio a non accettare mai, visto che il ruolo di garante mal si presta ad un esponente che ha idee politiche ben precise per quanto riguarda la concezione di Partito – che cozza con quella di Renzi – e che solo l’8 Dicembre del 2013 è stato sonoramente sconfitto alle Primarie del PD, superato di gran lunga dallo stesso Renzi.

Forse – curiosamente – anche Renzi ha comunque ben pochi motivi per stare allegro. Infatti, volendo ritornare alle analogie fatte con D’Alema e Veltroni, costoro sono accomunati da una cosa in particolare: Entrambi, come leader, non sono politicamente sopravvissuti a Silvio Berlusconi. Un brutto segno.

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