Niente da fare. A nulla sono servite le operazioni di ingegneria politica che avrebbero dovuto risolvere la crisi: il Centrodestra si è spaccato. Da una parte Silvio Berlusconi e i lealisti – con Forza Italia 2.0 – e dall’altra Alfano, con una pattuglia di parlamentari – anche importanti – dalla sua.
Motivo della diaspora sarebbe la deriva estremista di Berlusconi e dei suoi sodali, che mirerebbero a buttar giù il governo per fini meramente elettorali. Questo – secondo Alfano – sarebbe inammissibile, in quanto avrebbe delle ripercussioni sulla pelle degli italiani, già duramente provati dalla crisi economica ch’ancora imperversa.
Uno scenario che sarebbe riduttivo definire caotico, nel quale si grida al traditore, al cane che morde il padrone, ma che nel contempo lascia aperte, come sempre, delle porte di servizio dalle quali si può sempre rientrare, magari con un abbraccio e qualche bacetto.
Dopo le vicissitudini che Berlusconi ebbe con Casini e Fini, Alfano era divenuto il suo erede naturale, tanto da divenire anche segretario del Popolo delle Libertà. Oggi però, Alfano sembra aver tagliato il cordone ombelicale che lo teneva legato ad un agonizzante Berlusconi, che dopo le sue vicende giudiziarie ha perso consenso e credibilità.
Alfano e i suoi si sono praticamente allontanati da una posizione divenuta, a loro parere, oramai troppo scomoda da difendere e sostenere. In questa pattuglia, infatti, militano non a caso esponenti politici di matrice moderata. Ci torneremo a breve.
Spostiamo invece la lente su un’altra scissione: quella avvenuta in Scelta Civica.
La storia la conosciamo tutti. Dopo aver dato rassicurazioni riguardo la sua intenzione di non candidarsi alla Presidenza del Consiglio, il Professor Monti – oggi Senatore a Vita – fece il contrario di quello che aveva detto, e supportato da due pezzi da novanta come Fini e Casini, presentò il suo progetto.
Scelta Civica ottenne un buon risultato – anche se leggermente sottotono, rispetto alle aspettative – e tutto sembrava procedere per il verso giusto, fin quando il Professor Monti non decise di dimettersi, ritenendo che gli ideali di Scelta Civica fossero stati traditi, e che il progetto avesse preso una rotta sbagliata a causa dei volponi politici presenti al suo interno.
Era prevedibile, ma d’altronde il Professor Monti – per sua stessa ammissione – politicamente è ancora molto inesperto. La crisi è culminata quando i suddetti volponi hanno deciso di abbandonare Scelta Civica per formare gruppi parlamentari autonomi. Dopo pochi mesi di governo, insomma, compagini politiche che si erano unite in occasione delle elezioni, si separano: un classico.
Monti ha comunque affermato di essere, nel complesso, soddisfatto, sostenendo che da adesso, Scelta Civica potrà muoversi – yuppi ye -senza il freno a mano tirato. Magra consolazione, visto cheil suo gruppo parlamentare – che già prima della scissione, non aveva molto peso – conta relativamente poco. Fin’ora, il percorso di Scelta Civica può essere paragonato a quello di un bambino delle elementari che ha un’ora di tempo per scrivere un tema, e che nel primo quarto d’ora ha lasciato la pagina in bianco. Tutto può ancora accadere, insomma. Ad ogni modo, anche in questo caso, un gruppo composto da moderati riconquista autonomia, e se ne va per i fatti suoi.
Una coincidenza ed un’analogia preoccupante, quella che intercorre fra la scissione avvenuta in Forza Italia e quella verificatasi in Scelta Civica, dove due ali moderate si separano, muovendosi apparentemente in maniera autonoma, senza progetti o accordi fatti in qualche stanza buia.
E se invece così non fosse? Se i moderati dell’UdC e quelli del PdL stessero per intraprendere una strada comune? Sarebbe un buon modo per sopravvivere agli sbarramenti della legge elettorale, qualora facessero sul serio. Vorrebbe anche dire, però, che dei politici che si sono detti – almeno negli ultimi anni –-antiberlusconiani, andrebbero ad unirsi a dei colleghi che con Berlusconi, fino a ieri, facevano merenda.
Incredibile, ma credibile.